Disperata protesta dei bimbi
con un cuore nuovo a Napoli

Disperata protesta dei bimbi con un cuore nuovo a Napoli
Martedì 25 Aprile 2017, 19:08 - Ultimo agg. 19:16
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Protesta no-stop. Il comitato genitori dei bambini trapiantati, a partire dalle 9 di domani, effettuerà un presidio davanti all'ospedale Monaldi di Napoli che andrà avanti «finché il presidente della Regione, Vincenzo De Luca, non verrà a darci sicurezze, o il professore Raffaele Calabrò (parlamentare, in passato proprio al Monaldi, ndr) ci verrà a dire perché non risponde ai nostri appelli». Da tempo il comitato, di cui è portavoce Dafne Palmieri, sta portando avanti una battaglia per la riapertura del centro Trapianti con i medici che vi hanno lavorato per anni. «Il direttore generale dell'azienda ospedaliera  dei Colli Giuseppe Longo - spiega Dafne Palmieri - ci aveva assicurato procedure e delibere organizzative. Il direttore del Centro Nazionale trapianti (contemporaneamente reggente del DIT Campania) Alessandro Nanni Costa ci ha svelato problemi organizzativi ed etici gravissimi, il Direttore Antonio Postiglione (Direzione Generale per la Tutela della salute e il Coordinamento del Sistema Sanitario regionale) aveva assicurato un tavolo tecnico e si era posto a garante del processo».

Secondo quanto sostiene il comitato «il Presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca si è dileguato, il professore Raffaele Calabrò, senatore della Repubblica, esimio cardiologo della struttura che ci ospita, ma soprattutto consigliere tecnico per la sanità all'epoca di questa riorganizzazione della rete trapiantologica in Campania non risponde ai nostri appelli». Si è in presenza di «due anni di richieste, documenti, sedute, in maniera equilibrata, cercando il dialogo costruttivo per risolvere la situazione. E convivendo col terrore che i nostri figli possano essere gli 'esitì di prove e tentativi o di partecipare a a funerali di altri ragazzi».

«Come vi permettete? Mentre loro - accusano dal comitato - si palleggiano responsabilità, ruotano tra un ruolo e un altro rimanendo sempre gli stessi decisori, i nostri figli non sono messi in sicurezza.
Ancora nessuna procedura, nessun protocollo, nessun responsabile. Hanno solo distrutto ciò che funzionava. Ora basta».
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