Esplosione in piscina, Davide
senza scampo nella trappola di fuoco

Esplosione in piscina, Davide senza scampo nella trappola di fuoco
di Nico Falco, Claudia Procentese
Martedì 17 Gennaio 2017, 09:46 - Ultimo agg. 13:29
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Ha la voce bassa e carica di un dolore Claudio, il fratello di Davide Conato, morto nel rogo della piscina in via Guantai all'Orsolona. Come la sorella Carmela, che fa l'infermiera, Claudio non riesce a dire nulla se non «siamo distrutti». Al civico 46 di via Oliviero Zuccarini, a pochi passi dalla metropolitana di Scampia e di fronte lo stradone dell'Asse mediano, un gruppo di amici e conoscenti sono riuniti sotto al palazzo prima di salire al quarto piano dove abita la mamma di Davide, Mena. Sguardi mesti e nessuna voglia di parlare, come se ogni parola sporcasse il ricordo di chi non c'è più.

«Una famiglia tranquilla originaria della zona, anche se Davide si era trasferito a Quarto con la moglie e le due bimbe. L'ultima figlia ha compiuto un anno il 26 dicembre, è straziante. Davide stravedeva per le piccole, chi avrà il coraggio di dire loro che il papà non c'è più», dice a bassa voce una vicina di casa. L'isolato 39 del rione Don Guanella, nella parte che confina con Scampia, ha visto crescere Davide e i suoi fratelli. Mamma Mena, da tutti descritta come dolce e riservata, adesso è chiusa nella sua sofferenza che si aggiunge a quella della perdita del marito, tassista, e di un altro figlio deceduto molti anni fa. A proteggerla ci sono i figli e i familiari che fanno da solido cordone intorno a lei, vista l'età avanzata e il dolore. E in un abbraccio collettivo si stringono a lei anche coloro che ieri sera, nonostante l'ora tarda e il freddo, si sono recati a casa sua per portarle conforto e sostegno.

«Quando ho saputo la notizia sono rimasto scioccato, non volevo crederci. Lo conoscevo da piccolo, Davide, mi vengono in mente tutte le cose fatte insieme. No, non riesco a focalizzare un solo ricordo, ne ho tanti, quelli di una vita intera - continua trattenendo le lacrime, -. È una morte assurda, Davide era una persona attenta ed esperta nella manutenzione delle caldaie. Faceva tutto con giudizio e precisione». Amici e conoscenti non si spiegano come sia potuta succedere una simile tragedia. «Ma ora è il momento del dolore - dice chi conosceva Davide, - non abbiamo la lucidità per pensarlo ad altro».

È stata una giornata terribile per i familiari di Davide Clonato. Avevano cercato a lungo tra negli ospedali il loro congiunto prima di arrendersi dinanze alla tragica notizia: è lui l'uomo carbonizzato dalle violente fiammate provocate dal gas propano liquido fuoriuscito dalla caldaia. Poi, il triste, interminabile rito del riconoscimento dietro ilbianco lenzuiolo che copriva i resti.
 
 

L'identità della vittima è infatti stata stabilita soltanto nel primo pomeriggio di ieri. Quando le ambulanze hanno lasciato la piscina Ariete non si sapeva chi fossero i feriti e chi invece fosse quella persona a cui l'esplosione non aveva lasciato scampo. «Stamattina, - racconta un signore che abita nelle vicinanze della piscina - un ragazzo è arrivato trafelato per sincerarsi delle condizioni del padre dopo che aveva sentito dell'esplosione. Ho chiesto ad un conoscente di accompagnarlo in ospedale in automobile, ma era tutto bloccato dal traffico e quindi il giovane si è fatto spiegare la strada e ha proseguito a piedi. Poi non è più tornato, evidentemente aveva trovato il padre al Pronto Soccorso».

La storia è stata invece diversa per i familiari di Davide Conato. Quando sono arrivati sul luogo dell'incidente ancora non era chiaro chi ci fosse sotto quel lenzuolo. Un'altalena di speranze e dolore. Avevano già fatto il giro di tutti gli ospedali della zona, avevano già chiesto se ci fossero notizie, ma tutti avevano risposto allo stesso modo: non è qui, purtroppo non sappiamo altro. L'unica possibilità rimasta era quella più tragica.

Nel cortile della piscina Ariete la cognata della vittima, stringendo a sé la sorella di Conato, ha chiesto conferme ai vigili del fuoco, ai poliziotti, a chiunque stesse lavorando su quel luogo. «Abbiamo girato tutti gli ospedali dove hanno portato i feriti, ma Davide non è da nessuna parte, - chiedeva, con la voce rotta dalle lacrime, - ci hanno detto che la persona deceduta ha 60 anni, è vero? Vogliamo solo sapere questo». Nessuno, però, era in grado di rispondere. Gli agenti scuotevano il capo, spiegando di non sapere ancora nulla delle generalità. Le due donne speravano che arrivasse un sì, che una differenza di età tra la vittima e il loro familiare potesse tenere ancora vivo quel barlume di speranza. Inutile chiedere di sollevare il lenzuolo, c'erano ancora i sopralluoghi in corso, poi c'era da aspettare la polizia scientifica per i rilievi e, prima di allora, nessuno poteva entrare nell'area circoscritta.
«Fateci vedere i vestiti, almeno una scarpa, - aveva chiesto la donna tra le lacrime, mentre il marito cercava di farle forza, - dobbiamo sapere se è lui, la moglie a casa ha diritto di sapere se gli è successo qualcosa».
Il dubbio si è dissolto, insieme alle ultime speranze, soltanto quando mancavano ormai pochi minuti alle 15. Il cognato si è avvicinato all'automobile insieme alla polizia, il cadavere è stato scoperto per qualche secondo. L'uomo ha guardato, poi si è voltato indietro ed è tornato verso gli altri parenti con la testa bassa.

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