Tentata estorsione a Clementino. Enzo, il «poeta» dei giovani d'onore tra sogni di successo e minacce

Tentata estorsione a Clementino. Enzo, il «poeta» dei giovani d'onore tra sogni di successo e minacce
di Federico Vacalebre
Giovedì 5 Maggio 2016, 12:02
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«Anche a questo hai fatto saltare la macchina?» gli chiede non senza un tono provocante Anna Bassano sulla sua pagina Facebook, mentre in rete monta l'indignazione e si moltiplicano gli attestati di solidarietà con Clementino: di amici, colleghi, semplici cittadini e musicofili.Da una parte il neomelodico che ha insistito in ogni maniera, comprese le brutte maniere, per avere il «featuring», si dice in gergo così per descrivere una collaborazione artistica, un duetto.

Dall'altra il rapper che ha denunciato il sopruso, le minacce, le pressioni, le intimidazioni. Che non ha scelto la strada del silenzio, confermandosi voce di un disagio sociale che è anche impegno civile.Ieri Clemente Maccaro, per tutti Clementino, ha preferito però restare in silenzio, come suo fratello Paolo, voce della band dei TheRivati, come suo padre, come lui vittime di chi voleva portare a casa a tutti i costi, a qualsiasi presso, una collaborazione sgradita.Vincenzo Carbone per i fans è Enzo di Palma, il nome d'arte è una dichiarazione di appartenenza al territorio. Nato il 2 aprile del 1996, il suo arresto getta in costernazione gli «amici» che lo seguono sui social network: «Ma sei davvero ai domiciliari?», gli chiede Laura Ricciardi, frustrata dall'assenza di risposte: «Non ci credooooo». Poco meno di undicimila i fans del cantante, con la possibilità di postare qualcosa solo sulla sua pagina privata, quella pubblica, di «artista», non tiene ancora conto di questa brutta pagina, non la registra, fa finta di niente.Tutto cominciò, probabilmente, quando Clementino disse sì a Nico e i suoi Desideri, padre veteromelodico e figli neolemodici Salvatore e Giuliano: «Made in Napoli», il pezzo in questione, si è attestato sui diciassette milioni di visualizzazioni, diventando l'esempio da seguire per gli aspiranti divetti del mucchio selvaggio postmelò, genere in crisi, e non solo per la crisi che abbatte il numero di matrimoni e cerimonie varie e ancor più i budget a disposizione, ma ancora capace di generare profitti importanti, di far sognare carriere fortunate.

Di Palma, sperando di poter bissare l'exploit dei Desideri, ha cercato il rapper di «'O vient'», gli ha chiesto di fare qualcosa insieme, gli ha offerto mari e monti, poi, dice l'indagine in corso, ha scelto la strada delle maniere forti, ricorrendo addirittura a minacce di sequestro, speronamenti automobilistici, l'avvertimento di un principio di incendio appiccato alla sua macchina.La pubblica denuncia dell'artista ha dato l'avvio agli accertamenti della Procura di Nola, al Buio di Lago Patria ricordando ancora il «pressing» eccessivo, l'arrivo della star dell'hip hop sconvolto dopo lo speronamento.«Visto il lavoro che faccio non sono abituato a stare zitto, piuttosto mi faccio ammazzare», aveva sbottato a quel punto la voce di «Quando sono lontano», settima all'ultimo Festival di Sanremo. «Mi sento doppiamente ferito da quanto accaduto. Potevo starmene zitto, ma il silenzio è dei colpevoli e dei codardi, e io non sono né l'uno né l'altro, anche se ho scelto come mio alias Iena White, pensando a un animale non proprio coraggioso», aveva raccontato a chi scrive: «Non ho debiti, non ho rubato la donna a nessuno, non ho fatto niente che possa giustificare un atto del genere. Sembra una intimidazione, ma perché?... Forse perché non ho fatto qualche collaborazione musicale a qualcuno? Può essere».Ma chi è Enzo di Palma? Finora si era fatto notare poco e male, un suo album era passato più che inosservato, ci si era accorti di lui non certo per motivi musicali, giusto per un brano come «Sti guagliun correne», dove a correre sull'immancabile due ruote per le strade della provincia napoletana erano i ragazzi di Gomorra, promossi a «uomini d'onore» nonostante l'età, perché «portano rispetto», «hanno sentimenti», «non sanno tradire». Se sono costretti scappano, «il cuore batte in petto, si sentono morire, con le guardie dietro le spalle, senza mai girarsi, se vincono questa corsa avranno la libertà».La libertà persa dal Carbone/di Palma e dai suoi parenti coinvolti nel meccanismo dell'intimidazione, del «featuring» coatto, ma rifiutato con fermezza, sino alla pubblica denuncia, dall'irpino di Cimitile, dal ragazzo che amava Giordano Bruno e Massimo Troisi ed ha avuto l'onore di essere l'ultimo artista ad entrare in una sala di registrazione con Pino Daniele.

Davvero poco in comune, se non la «street credibility» ma ben altrimenti declinata, con il ragazzo che intona storie di ragazzi che «hanno 18 anni e chi più poco ancora, ma anche questi piccoli non hanno paura, dividono i problemi con un amico vero, si dividono la vita e non sanno tradire».

Che scappano dalla legge che li insegue, mentre «un pensiero vola da mamma, con i fratelli piccoli che vivono in città».Il pezzo rifiutato da Clementino, alla fine Enzo l'ha inciso con un altro rapper newpolitano, Dope One, e di Palma l'ha lanciato alla fine del mese scorso, senza riscuotere l'attenzione sperata, forse non solo per l'assenza della star: meno di quarantamila, finora, i «like» sotto il video di «Chesta sera voglio parla' e te», love story dove peraltro il neomelodico fa il neomelodico e il rapper fa il rapper, da ieri molti sono anche gli insulti raccolti sotto ogni suo video.Due mondi nati dallo stesso disagio, dalla stessa periferia, finora separati da differenti espressioni artistiche e da contenuti diversi (l'amore resta il tema preferito del contingente postmelò, la strada del pianeta hip hop), e da questo momento destinati a parlarsi ancora di meno: le indagini faranno il loro corso, ma un primo risultato l'hanno già ottenuto.

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