Fortuna, lite tra genitori sull'ipotesi riesumazione

Fortuna, lite tra genitori sull'ipotesi riesumazione
di ​Marco Di Caterino
Martedì 24 Maggio 2016, 08:57 - Ultimo agg. 15:56
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Caivano. La Procura della Repubblica di Napoli Nord si prepara a emettere l'avviso di conclusione indagini per la morte di Fortuna Loffredo, la bimba abusata e uccisa l parco Verde di Caivano. Un passaggio che prelude alla richiesta di rinvio a giudizio per Raimondo Caputo, per omicidio e violenza sessuale. Mentre per una quindicina di residenti nell'isolato 3 si profila il rinvio a giudizio per favoreggiamento, falsa testimonianza e false dichiarazioni al pubblico ministero.

Il tutto mentre l'avvocato Angelo Pisani, che dall'inizio segue la vicenda, non esclude un colpo di scena da parte dei due accusati a vario titolo, Caputo e la sua compagna Marianna Fabozzi: potrebbero decidere di rivelare particolari nuovi. Pisani azzarda addirittura un pentimento.Un caso raccapricciante quello di Fortuna Loffredo, che ha avuto vasta eco nazionale e che ha visto moltiplicarsi iniziative giudiziarie e investigative. C'è da registrare un durissimo scontro tra i genitori di Fortuna Loffredo, vittima di violenze sessuali, scaraventata nel vuoto la mattina del 24 giugno del 2014, per aver reagito all'ennesimo tentativo di abusi. Un delitto per il quale, dopo circa due anni di indagini della Procura di Napoli Nord, è finito in carcere Raimondo Caputo, detto «Titò», accusato del delitto dalle tre figlie della sua convivente, Marianna Fabozzi, mamma di Antonio Giglio, il bimbo di tre anni, morto in circostanze analoghe e nello stesso isolato, il 27 aprile del 2013.

Motivo dell'attrito, la richiesta dei legali di Pietro Loffredo, il papà di Chicca, di presentare non solo la richiesta di esumazione dei resti mortali di Chicca e quelli del piccolo Antonio per un esame compartivo delle lesioni ossee riportate nell'impatto, ma anche quella di un esame più approfondito degli abitini della bambina, per individuare tracce di materiale biologico e quindi di Dna, lasciate dall'assassino, ma soprattutto da eventuali complici. Perché, come ormai sostiene da sempre Pietro Loffredo, il padre di Chicca (all'epoca detenuto), quella maledetta mattina Raimondo Caputo era stato visto da alcuni testimoni nel cortile, lato nord dell'edificio, e quindi, come sostiene il papà della vittima, «Titò» non è l'assassino ma qualcun altro. «E ora, vogliono uccidere mia figlia, una seconda volta: basta! Basta! Basta! ripetuto tre volte - Davvero perdo la pazienza». È una Mimma Guardato davvero furiosa. Come non mai, davanti alla notizia della richiesta di esumazione del corpicino della figlia, Fortuna Loffredo.
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