Caso Fortuna, picchiata in carcere la mamma del piccolo Antonio: era stata arrestata per violazione dei domiciliari

Caso Fortuna, picchiata in carcere la mamma del piccolo Antonio: era stata arrestata per violazione dei domiciliari
di Giuseppe Crimaldi
Giovedì 5 Maggio 2016, 14:07 - Ultimo agg. 6 Maggio, 08:54
4 Minuti di Lettura

La scena già vista a Poggioreale sabato scorso si è ripetuta all'interno del carcere femminile di Pozzuoli. Qui un gruppo di recluse ha accerchiato ed aggredito Marianna Fabozzi arrestata ieri - la mamma di Antonio Giglio, il bambino morto a Caivano nello stesso palazzo in cui è morta la piccola - colpendola violentemente con calci e pugni. Agghiacciante scena in fotocopia di quanto era già accaduto al suo compagno Ramondo Caputo, detto "Titò", che per la Procura di Napoli Nord è il responsabile della violenza sessuale e dell'omicidio della piccola Fortuna Loffredo, fatta precipitare dal terrazzo di una palazzina del Parco Verde di Caivano.Nel tentativo di difendere la Fabozzi dal linciaggio sono rimaste contuse anche due agenti della Polizia Penitenziaria, che vengono adesso medicate e refertate in ospedale. 

Come era già successo a Poggioreale, a salvare la Fabozzi dal linciaggio delle altre detenute è stato l'immediato intervento del personale della Polizia penitenziaria. Le stesse guardie che erano riuscite a strappare alla morte, l'altro ieri, una reclusa con problemi psichiatrici che aveva tentato il suicidio. A salvare la donna è stata un'assistente capo in servizio nella struttura di Pozzuoli che è intervenuta sollevando il corpo della detenuta che si era impiccata con un rudimentale cappio fatto dalle lenzuola della branda sulla quale dormiva, riuscendo così a evitare in extremis conseguenze letali. «L'intervento a difesa della detenuta, in carcere per violazione degli arresti domiciliari, è stato tempestivo,rapido, anche se due agenti sono rimaste ferite», dice Donato Capece, segretario del Sappe.

«Sono ora state rafforzate le misure di vigilanza e di sicurezza nei confronti della detenuta che ha rischiato un vero e proprio linciaggio - prosegue Capece - In carcere, infatti, i reati a sfondo sessuale hanno anche la riprovazione degli alti ristretti e compito della polizia penitenziaria è impedire gesti inconsulti e violenti come quelli di oggi a Pozzuoli. E dunque è facile comprendere quali e quante criticità deve affrontare quotidianamente il personale della polizia penitenziaria che, come nel caso specifico di Pozzuoli, è stato in grado di impedire un evento che avrebbe potuto avere conseguenze peggiori per la detenuta».


La mamma di Antonio è finita in carcere ieri, quando il giudice le ha revocato gli arresti domiciliari per non aver ottemperato alla decisione di non incontrare estranei (aveva avuto infatti contatti con giornalisti). L'aggressione è avvenuta nel giorno in cui si celebra la Giornata nazionale contro la pedofilia e la pedopornografia, e in cui il presidente della Repubblica Sergio Mattarella è intervenuto con un messaggio affermando che «la lotta alla pedopornografia passa anche attraverso una corretta educazione in grado di insegnare la cultura del rispetto per l'altro. Per questo - ha detto il Capo dello Stato - occorre mobilitare tutti i soggetti che entrano in contatto con il mondo dei giovani - la scuola, le attività educative, i media, i social network - affinché contribuiscano a questa causa e rifiutino ogni forma di indifferenza nei confronti degli abusi sui minori». «Tutelare l'infanzia e l'adolescenza - ha proseguito Mattarella - in primo luogo contro lo sfruttamento sessuale è un dovere dal quale nessuno può ritenersi esonerato: i bimbi sono il centro e il futuro di ogni società ed è intollerabile tradire la loro fiducia». 


 

© RIPRODUZIONE RISERVATA