Da Apple Napoli ai nuovi big
altri 300 posti di lavoro al Sud
Investono anche i giapponesi

Da Apple Napoli ai nuovi big altri 300 posti di lavoro al Sud Investono anche i giapponesi
di Francesco Pacifico
Sabato 8 Ottobre 2016, 08:16 - Ultimo agg. 18:53
4 Minuti di Lettura

Racconta Walter Ruffinoni che la casa madre giapponese (la multinazionale dell'Ict Ntt Data) è «rimasta entusiasta del centro sulla cyber security di Rende, quando qualche settimana fa abbiamo portato in Calabria il responsabile del business mondiale. Impressionati soprattutto dalle conoscenze del personale e delle loro capacità di innovazione, sconosciuta spesso a livello europeo». Proprio per lo stabilimento di Rende, nel cosentino, e quello di Napoli l'amministratore di Ntt Italia ha annunciato ieri a Capri l'assunzione di 300 sviluppatori e sistemisti. Rispettivamente centocinquanta che in Calabria si aggiungono ai 190 dipendenti già presenti in quel piccolo miracolo che è il Distretto Tecnologico Cyber Security di Cosenza e centocinquanta che amplieranno l'organico della sede del Centro direzionale, dove lavorano già 100 tra ingegneri e tecnici.

Proprio dal centro di ricerche di Rende - che alla Ntt definiscono «l'anello di congiunzione tra la ricerca fatta tra
Tokyo e la Silicon Valley - il mezzogiorno si candida a diventare un'eccellenza in quel comparto dell'information tecnology molto strategico in questa fase di allarme terroristico e hackeraggio: la cyber sicurezza. Soprattutto se riesce a coniugare atenei in grado di formare addetti all'avanguardia, costo del lavoro più contenuto e grandi committenti pubblici e privati.

Cioè quello che è successo a Rende. Dove, all'inizio degli anni Duemila, tre studenti calabresi - uno di loro Giorgio Scarpelli racconta che «decisive sono state la voglia di rivalsa e quella di lavorare vicino casa» - tornarono a casa dopo aver lavorato all'estero in multinazionali dell'Ict per creare una start up sulla sicurezza digitale, che negli anni successivi è stata prima integrata da un'azienda di Milano e poi dalla multinazionale nipponica. E qui oggi lavorano assieme il colosso Ntt Data, Poste Italiane e le università della Calabria e quella di Reggio Calabria. Una rete sufficiente a creare un indotto di Pmi locali e un'altra novantina di posti di lavoro.

Spiega Domenico Saccà, ordinario d'ingegneria elettronica e decano dell'università cosentina: «Al Sud, se guardiamo alla domanda, un vero mercato per le soluzioni di Cyber security non c'è: vuoi perché qui grandi aziende non ce ne sono, vuoi perché, a maggior ragione in epoca di stagnazione, le imprese non capiscono l'importanza della difesa contro gli hacker. Il maggior committente, credo, sono le Procure per le intercettazioni. Molto più interessante è il versante dell'offerta: tra realtà privati e centri universitari c'è un giro d'affari nella produzione di soluzioni e applicativi».

Infatti, nel Mezzogiorno, prima del mercato è arrivata l'università. Nota l'ingegnere Roberto Baldoni, direttore del Cis (Centro per la Cyber Intelligence and Information Security), la struttura che collega tutte le eccellenza italiane: «In Italia, ma soprattutto al Sud, è stata la ricerca a sostenere il settore. In alcuni casi, come a Rende e a Napoli, è riuscita ad attirare l'interesse dei privati, in altri ha saputo sbaragliare la concorrenza europea vincendo primi con i loro brevetti, che hanno rimpinguato i pochissimi fondi pubblici. Soltanto nell'ultima manovra c'è stata un'inversione di tendenza con lo stanziamento di 160 milioni. Una cifra irrisoria se pensiamo a quanto investono Francia, Germania o Gran Bretagna».

Tornado al mercato, cioè a i privati, Walter Ruffinoni dice che «nei due centri del Sud si registra circa il 10 per cento del fatturato nazionale, che si aggira sui 400 milioni di euro. Ma qui, soprattutto a Rende, i nostri addetti registrano il primato per numeri di contest interni per i progetti innovativi. Per questo da Tokyo mi hanno chiesto di raddoppiare il personale in Calabria e in Campania».

Il distretto di Cosenza sforna applicativi per la cyber security in difesa delle aziende come persone o per gli oggetti collegati con l'internet delle cose. Qui, per esempio, è stata terminata Dymora, strumento che blinda, criptandoli, i dati dei cellulari o dei pc in caso di furto. Ma contemporaneamente sviluppa Sota, robottino che interagisce, parlando, con gli anziani: ricorda loro le medicine, monitora la loro salute e li spinge a uscire di casa. A Napoli, invece, si realizzano tutti quegli strumenti di Crm destinati alle grandi imprese, soprattutto sul versante dell'analisys nelle fasi di crisi.

Sempre a Napoli privati e università si sono incontrate nello stabilimento di Giugliano, dove Leonardo Finmeccanica crea strumenti di controllo per il traffico aereo. Ma sempre a Bari Exprivia, quotata al segmento STAR di Piazza Affari, è entrate nel board dello European Cyber Security Organisation. Non meno dinamici gli altri atenei dell'area, In Campania per esempio sono riconosciuti a livello internazionale i laboratori della Sun, della Parthenope e dell'università di Salerno, che sforna senza sosta soluzioni nel campo della crittografia. Si stanno dando da fare anche all'università del Sannio. A Bari il professor Giuseppe Mastronardi ha creato con la locale Procura un laboratorio di analisi forense. Mentre a Reggio Calabria Francesco Buccafurri ha costruito una struttura d'eccellenza sulla sicurezza informatica.