Il processo si è celebrato a Roma in quanto risulta come parte offesa il giudice dell'ufficio gip di Napoli nella cui cancelleria si verificò la fuga di notizie.
Cancelliere e avvocato sono stati riconosciuti responsabili di concorso in rivelazione di segreto di ufficio e accesso abusivo in sistema informatico. La richiesta di misura cautelare a carico di Lavitola e Tarantini era stata avanzata dai pubblici ministeri di Napoli Vincenzo Piscitelli e Henry John Woodcock e riguardava il presunto tentativo di estorsione ai danni di Silvio Berlusconi. Nell'ambito dell'indagine sulla fuga di notizie, la procura dispose anche il sequestro del computer del giudice. L'indagine provocò momenti di tensione negli ambienti giudiziari, e i vertici dell'ufficio gip assunsero l'iniziativa di chiedere alla procura generale di avocare l'inchiesta sottraendola ai pm titolari dell'indagini. Una richiesta che fu respinta. A decidere la trasmissione degli atti a Roma fu il Tribunale del Riesame di Napoli al quale si era rivolto la procura per sollecitare la misura interdittiva nei confronti del cancelliere.