Funerali Materazzo, famiglia divisa
Luca resta accanto alle sorelle

Funerali Materazzo, famiglia divisa Luca resta accanto alle sorelle
di Daniela De Crescenzo
Giovedì 8 Dicembre 2016, 10:42 - Ultimo agg. 19 Gennaio, 13:37
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 Alle 14,45 la chiesa della Madonna di Piedigrotta è gremita, c'è chi ha aspettato a lungo che si aprissero i cancelli. Elena Grande, la moglie di Vittorio Materazzo, accanto alla sagrestia, stringe amici e parenti. Dall'altro lato della navata, accanto alla bara, Serena e Simona, le sorelle dell'uomo sgozzato sotto casa, abbracciano chi va a porgere le condoglianze. Non si guardano, non si toccano, non si baciano. Alle 15 in punto, orario fissato per la cerimonia, arriva Luca, il fratello più piccolo di Vittorio, indagato per l'uccisione dell'ingegnere: da un'ora all'altra arriveranno i risultati dei test del Dna che potrebbero scagionarlo o rafforzare le accuse.

La preoccupazione è palpabile, ma lui non ha voluto assentarsi dai funerali del fratello, quel fratello che lo aveva accusato in una denuncia di averlo picchiato, di essere un violento, e poi aveva presentato un esposto per segnalare presunte anomalie nella morte del padre che, a suo parere, potrebbe aver subito violenze prima di spirare. In jeans, scarpe da ginnastica, camicia bianca, pullover grigio e cappotto scuro, pallido e smarrito, il volto teso, le braccia strette intorno al corpo, Luca ha accanto il cugino e insieme vanno a sedersi in seconda fila dove dopo qualche minuto arrivano Serena, una delle sorelle della vittima, e il marito di lei, Berardo Sarubbi.

In prima fila c'è la famiglia dell'altra sorella, Simona mentre la terza, Maria Vittoria, arriva a cerimonia già iniziata, va a salutare i nipoti e si ferma accanto all'altare. La quarta, Roberta, non c'è, i conoscenti raccontano che è volata ad Hong Kong. Eccola, la famiglia dell'ingegnere sgozzato sotto casa il 28 novembre. Una famiglia divisa fino alla fine, dalle denunce, dalla contesa per un'eredità che non è stato possibile spartire senza l'intervento dei magistrati: si aspetta ancora il loro giudizio. Una famiglia che non sui ricompone neanche di fronte al cadavere di un fratello, un marito, un padre, sgozzato sotto casa. Non si abbracciano, non piangono insieme, Elena Grande, la moglie di Vittorio Materazzo, le tre sorelle e il fratello presenti al funerale dell'uomo ucciso.

Seguono la cerimonia divisi in due gruppi: da un lato la moglie e i figli della vittima, dall'altro il fratello e le sorelle. Intorno a loro tanti amici che fanno quasi da barriera e rompono il gelo che domina la chiesa: ci sono anche i compagni di classe della figlia di Vittorio, riuniti sui banchi al lato dell'altare. E tanti hanno inviato fiori: Scintilla, la compagna di Lucio Materazzo, quella che Vittorio voleva liberasse subito la casa che occupava con il padre e con Luca, ha inviato un piccolo cuscino di orchidee. E poi ci sono le corone dei coinquilini del residence Horizonte di Roccaraso frequentato anche dalla famiglia della vittima; e quella dell'istituto Bernini Pagano, dove insegna Elena, e tante composizioni inviate dagli amici. Salendo sull'altare, il parroco, don Franco Bergamin, avverte: «La famiglia chiede silenzio: niente applausi durante la cerimonia».

E poi: «Le offerte raccolte saranno utilizzate per la mensa gestita all'Arco Mirelli e per i pasti da distribuire in strada». Un attimo e comincia la celebrazione. I due piccoli orfani, si stringono alla mamma; Simona tiene la mano ai suoi figli; Luca guarda fisso davanti a sé, senza mai distogliere lo sguardo dal vuoto. All'omelia don Franco parla della bellezza che sconfigge la bruttezza e che è sprone alla ricerca di Dio anche per chi non ha fede. «La bellezza oggi sembra lontana - dice - ma siate sicuri che c'è, che arriverà». 

Poi sull'altare sale un compagno di classe dell'ingegnere, Michele Iodice: «Siamo stati amici fin da quando ci conoscemmo sui banchi del liceo Umberto», dice e recita la poesia attribuita a Henry Scott Holland «La morte non è niente». Legge con voce tremante: «Rassicurati, va tutto bene. Ritroverai il mio cuore, ne ritroverai la tenerezza purificata. Asciuga le tue lacrime e non piangere, se mi ami: il tuo sorriso è la mia pace». È la volta della nipote del defunto, una ragazza esile e smarrita, ma la voce le si spezza tra i singhiozzi. La cerimonia volge al termine, il figlio non trattiene più i singhiozzi mentre il profumo dell'incenso inonda la navata e il parroco affida a Dio l'anima di Vittorio. È il momento dell'addio e delle lacrime, ma Luca resta immobile, senza spostare nemmeno lo sguardo. Tra i banchi piangono solo i bambini.

Pochi minuti e la bara viene trasportata verso il carro che l'aspetta sul sagrato. In chiesa restano i familiari mentre il parroco invita i bambini a raggiungere la sacrestia. Comincia la sfilata di chi va ad abbracciare la famiglia, Elena Grande da un lato e Luca e le sorelle dall'altro. Ancora lontani, ancora distanti. Pochi minuti e la vedova si allontana mentre Serena, Simona, Maria Vittoria e Luca ricevono baci, abbracci, parole di consolazione. «Siamo preoccupati per i bambini - sussurra Serena a un'amica - non sappiamo proprio cosa dire loro, come comportarci». Luca stringe tutti, finalmente distoglie lo sguardo dal vuoto, ma resta pallido, teso, provato, sembra faccia fatica a restare al suo posto. In tanti vanno a porgergli le proprie condoglianze, lo confortano, lo spronano ad andare avanti. Lui risponde, mormora parole, riceve abbracci. La chiesa si svuota pian piano ed è lui, l'uomo indiziato per la morte del fratello, l'ultimo ad andare via. 

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La vedova dell’ingegnere Vittorio Materazzo, Elena Grande, con le sue cognate Roberta, Maria Vittoria, Serena e Simona esprimono il loro fermo disappunto per il modo con cui sono state commentate le esequie del loro compianto, tenutesi nel pomeriggio di Venerdì.

Esse, congiuntamente, smentiscono, in relazione a tale vicenda, l’esistenza di divisioni e fratture in seno alla famiglia e ribadiscono che l’informazione sul punto fornita, siccome volta a rappresentare un simile quadro, è falsa e infondata e comunque di pregiudizio per i minori coinvolti.

Confermano la piena fiducia nel lavoro degli inquirenti e la loro convinzione nell’innocenza di Luca.



 
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