Ciliberto: sanità in Campania paga
i debiti del passato, c'è sfiducia

Ciliberto: sanità in Campania paga i debiti del passato, c'è sfiducia
di Maria Pirro
Giovedì 29 Settembre 2016, 09:15
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Gennaro Ciliberto è direttore scientifico dell'istituto tumori Pascale: dimissionario, perché chiamato ad assumere lo stesso incarico al Regina Elena di Roma. Interpellato sul corto circuito che si registra nel sistema sanitario regionale, afferma: «La difficile situazione è dovuta innanzitutto al piano di rientro dal deficit che non permette una serie di operazioni di rilancio come reclutare nuove risorse. Ma è necessario un ricambio generazionale».

Si riferisce al suo Pascale? Le sale operatorie sono ancora chiuse il pomeriggio per i vuoti in organico. E il privato avanza.
«Il sistema soffre perché non ci sono abbastanza infermieri, in alcuni casi, nonostante si stia procedendo rapidamente alle assunzioni autorizzate dalla Regione la scorsa estate, ma anche perché mancano diverse figure amministrative apicali per decisioni rapide e nette e coraggiose».
La rsu del Pascale oggi ha diffuso un documento in cui definisce l'istituto tumori un «malato terminale».
«Non lo definirei così, ma la struttura sta vivendo una fase di stallo. Devono essere prese misure: se il commissariamento della governance dura da due anni fa perdere velocità di crescita rispetto a istituti analoghi».
C'è anche tanta sfiducia nel sistema sanitario pubblico, soprattutto in Campania. Perché?
«È molto forte, purtroppo. E dipende anche da un preconcetto di fondo: ho visto tanti malati nelle nostre strutture rimanere entusiasti. È chiaro che le carenze ci sono, ma talvolta vengono anche enfatizzate. E noi non facciamo abbastanza per informare su servizi e accesso alle cure. Così prevale lo scetticismo».
Poi ci sono le liste d'attesa.
«Un problema grosso, che dipende sempre dalla carenza di personale. Un'altra questione è la necessità di lavorare in rete, quella oncologica è stata appena varata».
Manca ancora il Cup unico regionale.
«È decisivo così come lo sono i programmi di screening qui realizzati meno che in altre regioni, ma le punte di eccellenza dimostrano che abbiamo le capacità per attuarli».
Intanto, si va verso attese ulteriori per una visita o un esame per effetto del blocco di talune prestazioni nei centri privati convenzionati.
«Se il privato offre servizi di qualità, perché non averlo? Il vero problema è che bisogna potenziare il pubblico in modo da riequilibrare l'offerta: servono investimenti adeguati e anche regole più snelle di gestione».
E poi?
«È fondamentale evitare eccessive dispersioni di risorse. Penso alle sale operatorie: occorre averle in importanti ospedali che fanno grandi numeri, per offrire qualità nelle prestazioni. Si tratta di un punto nodale su cui agire con cautela ma anche con grande incisività: una rete Hub&Spoke porta a ridurre duplicazioni di strutture, oltre che garantire al paziente l'assistenza migliore».
Per la ricerca, cosa suggerisce?
«Ci sono grandi aspettative, perché De Luca ha annunciato investimenti».
Qual è il suo bilancio del lavoro svolto al Pascale?
«Ho imparato moltissimo, ma penso di aver portato molto lavorando in sinergia per portare nuove iniziative.
La principale è stato il potenziamento delle sperimentazioni cliniche, ottenendo importanti riconoscimenti e finanziamenti internazionali per l'immunoterapia e i vaccini antitumorali».
Un bilancio tutto positivo?
«Tra le tante cose, mi sono sentito anche un po' frustrato perché la palazzina scientifica è in ristrutturazione, ma i lavori procedono molto lentamente, rendendo i laboratori non ai livelli che il Pascale dovrebbe avere».
Fino a quando resterà a lavoro a Napoli?
«Fino all'ultimo giorno, il 30 novembre».