Omicidio Siani, un vitalizio per comprare il silenzio sui nomi dei mandanti

Omicidio Siani, un vitalizio per comprare il silenzio sui nomi dei mandanti
di Leandro Del Gaudio
Martedì 26 Maggio 2020, 23:30 - Ultimo agg. 27 Maggio, 08:31
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Soldi per pagare i silenzi sull’omicidio di Giancarlo SianiUn vitalizio che va avanti da 35 anni, con una staffetta mafiosa passata da Angelo Nuvoletta (il mandante, morto in cella dopo una condanna definitiva all’ergastolo), a Giuseppe Polverino, che su questa storia è stato chiaro fin da subito: gli unici soldi che contano sono quelli versati ai killer del giornalista del Mattino. Ed è il pentito Roberto Perrone, nel 2011, a confermare un retroscena emerso dalle intercettazioni, a proposito dei soldi utilizzati per pagare «i silenzi» di Armando Del Core e Ciro Cappuccio, i due esecutori materiali del delitto di piazza Leonardo. Ha spiegato il pentito Perrone, a proposito del vitalizio: «Discutevo con Giuseppe Polverino della somma che, come clan, continuiamo a riconoscere al gruppo Nuvoletta per “mantenere” comunque dei rapporti con il gruppo originario al quale eravamo legati. Il Polverino, infatti, ha disposto di riconoscere per i detenuti dei Nuvoletta una cifra variabile tra gli 80/90 mila euro per tre volte l’anno, danaro che abbiamo sempre consegnato a Maurizio Baccante e talvolta a Angelo Nuvoletta (detto ‘ngiolotto, omonimo del boss morto in cella) oppure agli Orlando o a Papele o ad Antonio Orlando. Ebbene, in una di queste occasioni, Giuseppe Polverino mi disse che gli unici soldi che avevano una valida giustificazione erano quelli che, da questa cifra, venivano poi consegnati alle famiglie dei due detenuti all’ergastolo per l’omicidio Siani, ossia Armando Del Core e Ciro Cappuccio».

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Seguono omissis che, a scavare a fondo, consentono di cucire le trame di potere denunciate dal cronista del Mattino Giancarlo Siani: trame e interessi per molti versi ancora attuali. Proviamo a capire perché. Inchiesta condotta dai pm Mariella Di Mauro e Visone, al termine delle indagini dei carabinieri del nucleo investigativo, c’è un intero spaccato criminale che ruota attorno ai due killer del giornalista. Scrive il gip Maria Laura Ciollaro, a proposito di Cappuccio e Del Core: «Ricevevano somme a compenso anche della loro omertà sui nomi dei mandanti del predetto omicidio». Chiaro il ragionamento degli inquirenti. Non sono due killer come gli altri. Stando alle verifiche più attuali, avrebbero ricevuto duemila euro al mese, oltre tre bonus per Natale, Pasqua e Ferragosto, anche di diecimila euro al mese. Silenzio e continuità, che ruotano attorno ad un paio di parole chiavi che campeggiano nei capi di accusa a carico del gruppo Orlando: «Silenzi» e «omertà» sui nomi dei mandanti del delitto Siani. Non hanno parlato e tanto è bastato per mantenere in piedi il sistema criminale denunciato nel 1985 dal cronista ucciso.

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Ma torniamo a Cappuccio e Del Core. Champagne dopo l’omicidio Siani, in uno scenario investigativo che si è poi cristallizzato in via definitiva grazie alle indagini dell’allora pm Armando D’Alterio: ergastolo per i due esecutori materiali, per i mandanti Angelo Nuvoletta e Luigi Baccante; 28 anni per Gaetano Iacolare, autista del commando, 28 anni per il pentito Gaetano Donnarumma, che partecipò all’organizzazione dell’attentato e che ha reso possibile il processo culminato nelle sentenze definitive. Assolto in via definitiva Valentino Gionta, boss di Torre Annunziata (la «Fortapàsc» del giovane corrispondente del Mattino), in uno scenario investigativo ritenuto solido e irrevocabile, mentre otto anni fa la Procura di Napoli decise di aprire un’inchiesta bis che puntava a fare chiarezza sul boss pentito di Forcella Salvatore Giuliano. Anche qui storia di silenzi e di omertà, che hanno consentito alla camorra di sopravvivere e riprodursi. Ma che ruolo hanno oggi i due killer di Siani? È a questo punto che entrano in scena i figli dei due killer: Salvatore Cappuccio e Nicola Del Core (che non vengono ritenuti organici al clan Orlando). Siamo nel carcere di Rossano, quando Ciro Cappuccio riceve il figlio Salvatore, grazie al quale ottiene un aggiornamento sistematico degli equilibri sul territorio di Marano. 
 


Apprende della spallata data ad Antonio Nuvoletto da parte degli Orlando, dopo la sparizione di un milione di euro dalla cassa del clan, tanto da rivolgere al figlio Salvatore un consiglio paterno: «Tu fatti sempre i fatti tuoi, rispetta sempre tutti quanti e tutte le cose...». Una mantra decisivo per chi vive in una zona in cui la «malavita è ordine», dove basta un gesto (come il dito indice sotto la palpebra dell’occhio sinistro) per spostare soldi e alimentare investimenti, anche da parte di chi è sepolto vivo in carcere. Una storia criminale sintetizzata in un post di Antonio Nuvoletta, nipote del padrino mafioso Lorenzo, che si rivolge ai carabinieri che hanno arrestato Giuseppe Polverino in modo polemico: «Se vi ammazzano in un conflitto a fuoco, vostra moglie riceverà una medaglia, tutto qui...». Trentacinque anni fa non esisteva internet e i circuiti social, ma la camorra che ha ucciso Giancarlo Siani parlava la stessa lingua di oggi. 
 

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