Giustizia lenta, il boss e due affiliati dal carcere duro alla libertà

Giustizia lenta, il boss e due affiliati dal carcere duro alla libertà
di Leandro Del Gaudio
Giovedì 10 Agosto 2017, 12:26
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Non sono stati sufficienti tre anni per pronunciare una sentenza a carico di tre imputati, quanto basta a firmare la loro scarcerazione. Caldo torrido al Centro direzionale, il Tribunale del Riesame di Napoli non può fare altro che accogliere le istanze difensive e dichiarare la perdita di efficacia del provvedimento cautelare che teneva in cella un presunto boss e due soggetti ritenuti affiliati alla stessa organizzazione criminale.

Libero Luigi Cacciapuoti che, nel giro di poche ore, strappa una sorta di record: passando da una cella di isolamento, quella imposta ai presunti boss dal regime di carcere duro, alla piena libertà di movimento. Lasciano la cella anche altri due presunti affiliati, vale a dire Luigi Ciccarelli e Vittorio Maglione, entrambi ritenuti esponenti dello stesso sistema di potere criminale che domina alle porte di Napoli, Villaricca come roccaforte. Indagini sul clan Cacciapuoti-Ferrara, la svolta arriva in sede di Riesame.

Sono i giudici della sezione feriale (presidente Vincenzo Lomonte, Tullio Morello e Stefania Amodeo, ad accogliere la richiesta di revoca della misura cautelare per decorrenza termini. In sintesi, è passato troppo tempo dall'inizio del processo, la sentenza non è ancora arrivata. Una sorta di colpo a sorpresa per Cacciapuoti, che era stato arrestato nel gennaio del 2013, nel corso di una indagine per fatti di camorra (un filone nato dall'inchiesta sulla cosiddetta strage di Villaricca): difeso dai penalisti Raffaele Chiummariello e Raffaele Quaranta, Cacciapuoti era indicato come esponente di spicco del cartello che lo vedrebbe unito ai Ferrara, a loro volta legati in passato ai Nuvoletta e ai Bardellino; difesi dai penalisti Marco Sepe e Paolo Trofino, anche Ciccarelli e Maglione erano in attesa del verdetto di primo grado, nel corso di una istruttoria fondata su intercettazioni telefoniche ma anche sulla ricostruzione offerta alla Dda di Napoli da alcuni collaboratori di giustizia.

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