Chiaia, 15enne dopo il coma etilico
«Non sapevo di rischiare la vita»

Chiaia, 15enne dopo il coma etilico «Non sapevo di rischiare la vita»
di Susy Malafronte
Mercoledì 19 Ottobre 2016, 17:21 - Ultimo agg. 18:31
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Pompei.«Era la mia prima volta e non sapevo che rischiavo la vita. Volevo dimostrare ai miei amici che ce la facevo, che reggevo più di tutti». Chiara si è svegliata e ha cominciato a mettere a fuoco i ricordi di quella maledetta domenica notte in cui ha rischiato di morire. «Ho bevuto tanto, un bicchiere dopo l'altro, eravamo in strada. Poi non so cosa è successo». I timori per i possibili danni cerebrali indotti dal coma etilico in cui è sprofondata per molte ore restano solo un brutto ricordo. La preoccupazione per eventuali complicanze sul funzionamento di altri organi, invece, resta. Sarà lunga e difficile la strada che dovrà percorrere Chiara prima di ritornare alla normalità. Come resta il dubbio, tutto da chiarire, sulla possibilità che domenica sera abbia mandato giù un mix di droga e alcol, probabilmente a sua insaputa. L'equipe medica del reparto di rianimazione dell'ospedale San Leonardo di Castellammare di Stabia, diretta dal primario Aniello De Nicola, non esclude questa ipotesi, su cui però non riesce a dare un contributo per la mancanza di apparecchiature dedicate a questo scopo.

Ieri però in ospedale si respirava soprattutto la soddisfazione per essere riusciti a salvare la vita della quindicenne. Portata lentamente dal coma etilico a quello farmacologico e poi al risveglio, Chiara tra le lacrime ha sentito il bisogno di raccontare quei momenti drammatici vissuti alla ricerca di uno «sballo» momentaneo. Ma non ai genitori: a loro, che da domenica notte non hanno lasciato per un attimo il San Leonardo, ha chiesto solo scusa, «non volevo farvi preoccupare», prima di ripetere, piangendo e abbracciandoli, «non ricordo nulla, mi dispiace». La paura di essere sgridata supera la gioia di essere nata per la seconda volta. Ma in fondo a mamma e papà loro poco importa cosa sia accaduto quella drammatica notte. Stringere la loro Chiaretta tra braccia è la gioia più grande. Lei, invece, si è sciolta con gli infermieri del reparto di rianimazione.

«Abbiamo comprato due bottiglie di liquore e una di Coca Cola», ha raccontato la liceale, che a scuola ha la media del nove. «Ci siamo seduti lungo una strada a bere. Non ricordo quale. All'inizio ero quella che reggeva di più all'alcol. Almeno credevo. Così ho continuato a bere, a bere e ancora bere. Facevamo una specie di gara, e io volevo dimostrare di poter bere più di tutti». Fino al coma etilico per una stupida gara. I minorenni erano in sei, due maschi e quattro femmine. «Abbiamo fatto la colletta per acquistare due bottiglie di whisky. È andato a comprarlo quello che fisicamente era più grosso e che poteva sembrare un maggiorenne, così da ingannare il cassiere. Però abbiamo mischiato l'alcol con la Coca Cola e tra un bicchiere e l'altro mangiato dei biscotti. Pensavamo che così il liquore perdesse di efficacia».

Chiara sarà ascoltata nelle prossime ore dagli investigatori del commissariato di Pompei coordinati dal vicequestore aggiunto Angelo Lamanna. Per ora la procura di Torre Annunziata non ha iscritto nessuno nel registro degli indagati, ma i punti oscuri restano tanti. Il primo riguarda il negozio in cui sono state acquistate le due bottiglie. Dovrebbero essere le immagini delle telecamere dei sistemi di videosorveglianza di tutte le attività commerciali che vendono alcol in un raggio di due chilometri da via Aldo Moro, luogo in cui l'ambulanza ha prelevato la 15enne esanime, a fornire una risposta. Ieri pomeriggio gli uomini di Lamanna hanno nuovamente sentito due dei minori presenti alla «gara». Le domande che gli inquirenti hanno rivolto ai ragazzi si sono focalizzate sul possibile utilizzo di droghe sintetiche. I medici del San Leonardo, infatti, ritengono che l'alcol da solo non avrebbe potuto spingere Chiara in uno stato comatoso di tale gravità. I test effettuati sui campioni del suo sangue hanno escluso la presenza delle sostanze stupefacenti più comuni. «Ma i test non sono da ritenersi attendibili - spiegano i medici - poiché la strumentazione in possesso dell'ospedale non riconosce le nuove droghe sintetiche». I minori non hanno fatto nessuna ammissione di colpa. Per loro si è trattato di un gioco, un'esperienza provata per la prima volta. Ora si aspetta la verità di Chiara.