Madonna dell'Arco, attesi in quattrocentomila per il pellegrinaggio dei fujenti

Madonna dell'Arco, attesi in quattrocentomila per il pellegrinaggio dei fujenti
di Daniela Spadaro
Lunedì 17 Aprile 2017, 09:10 - Ultimo agg. 16:48
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Alle 3.03 del mattino, le prime squadre di «fujenti» hanno fatto ingresso nel Santuario di Madonna dell’Arco accolti dal rettore padre Alessio Romano. Le misure di sicurezza e i dispositivi di viabilità erano già scattate poco dopo le 20 di ieri nel rispetto di un’ordinanza firmata dal tenente colonnello Fabrizio Palladino, comandante della polizia locale di Sant’Anastasia: interdetta al traffico l’area antistante il Santuario e provvedimenti speciali, come il posizionamento di new jersey in cemento e le misure antiterrorismo stabilite dal comitato provinciale Ordine e Sicurezza Pubblica e avallate dalla Questura.


Cento i rappresentanti delle forze dell’ordine che assicureranno il rispetto dell’ordine pubblico nel corso della giornata: carabinieri, polizia di stato, militari dell’esercito, guardia di finanza e vigili urbani coadiuvati da unità cinofile, con l’ausilio- in Santuario – della protezione civile e dei volontari della Croce Rossa. Stimato in quattrocentomila persone l’afflusso di pellegrini e turisti fino a questa sera, quando le porte della chiesa si chiuderanno intorno a mezzanotte. Non si potrà accedere alla cittadella Mariana, presidiata in ogni accesso. Le aree di sosta individuate sono nella zona cooperative Boschetto – Vesuvio –Arcobaleno (per gli autoveicoli), in via Romani Parco Quadrifoglio – 167 (per gli autobus).

Le misure di sicurezza sono di sicuro più ingenti di quelle adottate negli ultimi anni, dirette sì a a impedire problemi relativi all’ordine pubblico, non altrettanto efficienti rispetto agli abusivi che da ieri sera hanno occupato completamente i marciapiedi di via Romani, la strada che costeggia il Santuario, quando ancora le auto potevano percorrere quel tratto e costringendo di fatto i moltissimi pedoni a zigzagare pericolosamente tra le auto in marcia, senza alcuna possibilità per persone con disabilità di spostarsi liberamente.
 
Intanto, il sindaco di Sant’Anastasia, Lello Abete, esprime soddisfazione per le raddoppiate misure di sicurezza e fa appello ai pellegrini: «Non credo esista, almeno in Campania, un altro esempio di pellegrinaggio così partecipato e allo stesso tempo difficile da governare – dice Abete – il Lunedì in Albis è importantissimo per Sant’Anastasia e riteniamo che questa tradizionale festa possa aspirare a divenire patrimonio dell’Unesco. Siamo grati al Prefetto e al Questore per averci dato quest’anno la massima collaborazione, noi faremo la nostra parte e frattanto mi preme fare appello ai cittadini, ai turisti, ai pellegrini, perché mostrino compostezza e buon senso».

 Nonostante i seri problemi di ordine pubblico e le difficoltà a governare il caos creato dalla folla, il fulcro pulsante del pellegrinaggio rimane la fede per la Mamma dell’Arco, l’attesa dei fujenti per varcare il portone della chiesa dove si prostreranno dinanzi all’altare. In molti svengono, sono preda delle convulsioni e hanno necessità di soccorso immediatamente prestato dalla schiera dei volontari di Croce Rossa e Protezione Civile. Al Santuario si potrà accedere soltanto dalla porta centrale e le squadre dei battenti, rigorosamente in divisa, faranno il loro ingresso da via Arco (lato Sant’Anastasia e lato Napoli) a turni alterni, mentre i civili potranno entrarvi da via Sorrentino ogni ora. Rigorosamente vietato l’accesso in chiesa a toselli, statue, bande musicali e strumenti, proibite foto e riprese anche con i telefonini senza l’autorizzazione del Rettore.


Da sottolineare, in attesa del momento clou che vedrà le squadre di fujenti entrare in Santuario per rendere omaggio alla Mamma dell’Arco, l’appello che il rettore padre Alessio Romano ha voluto mettere per iscritto: «È assolutamente vietato uscire per le strade in divisa, con bande e stendardi, e fare questue per i centri cittadini – dice il priore domenicano – tutto quello che accade nei gruppi che fanno riferimento alla Diocesi di Napoli non è di nostra competenza e non costituisce per nessuno un valido motivo per non assumere comportamenti corretti, rispettosi e di buon esempio». C’è come di consueto un sottile limite, per chi assiste alle scene di omaggio alla «Mamma dell’Arco» nel Santuario, tra sacro e profano. La Madonna dell’Arco è quella del popolo, i suoi figli si rivolgono a Lei come parlerebbero alla mamma, appunto. Fuori dalle cinte del Santuario è tutta un’altra storia. Un caos indicibile tra bancarelle delle quali molte abusive, con la musica dei neomelodici a volume insostenibile, banchi con animali in gabbia, una coltre di fumo e olio bruciato che avvolge l’intera cittadella Mariana sollevandosi dai banchetti dei rivenditori ambulanti di panini. I residenti sono, per un giorno intero, «ostaggio» della Festa e parecchi commercianti locali preferiscono chiudere, ormai da molti anni, le serrande. La fede rimane nel Santuario, fuori da quel portone solo un’anarchica fiera.


 

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