Ictus, al Cardarelli la «stroke unit» resta sulla carta

Ictus, al Cardarelli la «stroke unit» resta sulla carta
di Ettore Mautone
Lunedì 28 Dicembre 2015, 09:46
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Conferme, promozioni, bocciature, demansionamenti, conferimenti di posti da dirigente di strutture semplici e attribuzioni di funzioni dipartimentali, fino agli incarichi professionali di alta specializzazione: c’è di tutto nella riorganizzazione della pianta organica del Cardarelli, una vera e propria rivoluzione nell’assetto di corsie e reparti dell’ospedale, attuata alla vigilia di Natale dal commissario straordinario Patrizia Caputo e che entrerà a regime dal primo gennaio 2016. Grande assente è la Stroke-unit per la cura dell’Ictus, unica casella rimasta vuota del vecchio atto aziendale, elaborato nel 2013 dall’ex manager del Cardarelli Rocco Granata, ora riesumato da Caputo in forma appena rivista e poco corretta.

L’unità multidisciplinare per le cure intensive e in urgenza dell’ictus (ischemico ed emorragico) rimane dunque sulla carta. Un’entità virtuale assorbita dalla Neurologia che però non ha né un’equipe, né posti letto dedicati, mentre restano al palo le unità semplici di Neurochirurgia vascolare e di Neuroradiologia interventistica, deputate a confluire nella Stroke ma che invece restano agganciate ad altri settori dove continueranno a garantire decine di interventi ogni anno ma al di fuori di una rete organizzata (sia di giorno sia di notte) che vada dal 118 al posto letto, alla terapia intensiva per ottimizzare i risultati in termini di morti evitate e di disabilità residue. «Un’assenza inspiegabile – dice Tatiana Travaglini, vicepresidente dell’associazione dei pazienti vittime di Ictus Alice onlus - la riorganizzazione del più grande ospedale del Sud viene attuata in fretta e furia da un commissario in scadenza di mandato, a distanza di pochi giorni dalla sfiducia del presidente della Regione mancando di prevedere il principale centro di riferimento regionale per la cura dell’ictus. Un paradosso che allunga solo ombre sulla rivoluzione in Sanità annunciata nella nostra regione».

Il Cardarelli, nella rete Stroke regionale prevista dal Piano ospedaliero, dovrebbe essere l’unico centro Hub di II livello in Campania. Nel 2012 i colpiti da ictus nella nostra regione sono stati 12.442 e la maggioranza di essi non è stata assistita in strutture dedicate. Il numero di trattamenti trombo litici e di disostruzioni meccaniche è esiguo (1,2%) sebbene tali interventi sono in grado di assicurare il recupero del paziente se effettuati entro le 4-6 ore dall’evento acuto. A fronte delle 160 unità ictus attive in Italia solo 3 sono funzionanti in Campania (a Salerno, Benevento e Caserta) ma nessuna a Napoli nonostante la presenza di tutte le professionalità necessarie ad allestire unità multifunzionali dedicate. Ma non è solo per l’assenza della Stroke-unit che l’atto aziendale del Cardarelli, al giro di boa del 2015, rischia di nascere sotto una cattiva stella: i delegati dell’intersindacale medica che raggruppa la Cimo, l’Aaroi, la Cisl Medici, la Uil, il Fassid e la Fesmed sono infatti pronti a dare battaglia così come già avvenuto contro l’atto aziendale firmato dall’ex direttore Granata. Stamani si recheranno in uno studio legale per una denuncia che va oltre quelle finora presentate in sede civile e amministrativa per condotta antisindacale: «Non c’è stata alcuna consultazione con i sindacati e le scelte risultano poco trasparenti e del tutto immotivate – dicono i sindacati - colleghi con 25 anni di anzianità in determinate posizioni arretrano alle soglie della pensione in ruoli basali che significano perdite consistenti sul piano assistenziale, professionale e stipendiale». Dal canto suo il commissario Caputo si difende invocando l’urgenza di procedere alla riorganizzazione e razionalizzazione delle strutture sulla scia degli standard ospedalieri disegnati dalla legge che porta la firma dell’ex ministro Balduzzi la cui inadempienza ha già determinato l’avvio di un procedimento della Corte dei conti che ipotizza un danno erariale per 10 milioni di euro. «Esiste una circolare del sub commissario per il piano di rientro – avverte Caputo - dello scorso 13 novembre che invita le aziende sanitarie a ridurre le unità complesse semplici e semplici dipartimentali pur in assenza dell’approvazione dell’atto aziendale».
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