«Il bordello sta cominciando
vi sentite di fare la guerra?»

«Il bordello sta cominciando vi sentite di fare la guerra?»
di Viviana Lanza
Martedì 24 Gennaio 2017, 08:48 - Ultimo agg. 10:40
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«Il bordello sta cominciando. Vi sentite sicuri di fare la guerra?». È così che, a memoria del collaboratore di giustizia Pasquale Riccio, il boss Cesare Pagano avrebbe esortato i suoi a fare ciascuno la propria parte nella faida combattuta all'ombra delle Vele a Scampia tra il 2004 e il 2005. Era la guerra tra i Di Lauro e gli Amato-Pagano, cioè tra il clan del milionario che storicamente aveva gestito il narcotraffico nell'hinterland a nord di Napoli e il gruppo dei cosiddetti scissionisti che con quella guerra si impossessarono del monopolio sui traffici. Fu una «guerra sporca» per dirla con un'espressione intercettata durante le indagini dell'Antimafia. Gli amici di un tempo divennero improvvisamente nemici e i cambiamenti di casacca furono in alcuni casi talmente rapidi da sorprendere gli stessi affiliati o i loro familiari. Tutto intorno, tra la gente, nel quartiere, si viveva in un clima di terrore. Quando il 6 novembre 2004 Antonio Landieri, 25 anni, viene ucciso da killer della camorra che sono stati assoldati per eliminare spacciatori del clan rivale e che, sparando all'impazzata per dare una prova di forza, finiscono per ammazzare un innocente, si percepisce il terrore sia in chi sente se stesso e i propri cari nel mirino sia in chi con la camorra non ha nulla a che fare ma si sente comunque esposto a un pericolo. Le loro parole sono agli atti dell'inchiesta e servono a meglio inquadrare il contesto e lo scenario in cui si inserisce il tragico omicidio Landieri. «Il pericolo lo aveva lì, non qua....lo aveva a casa sua» si sente in una delle telefonate intercettate.
 

 

«Sono vigliacchi, perché c'erano dei bambini...» si sente dire a proposito del raid ai Sette Palazzi. «Ma anche questi qui della camorra, uomini di....Non guardano niente, ma perché quello che mise il figlio davanti e quelli con tutto il bambino in braccio...». I commenti si accavallano e si concentrano su episodi dai quali emerge come la faida abbia portato i killer dei clan in guerra a superare certi limiti. «Quelli hanno sparato all'impazzata, grandi, piccolini, non hanno guardato niente. Hanno fatto solo con la mitraglietta ta-ta-ta-ta». «Ma ci sono i bambini che giocano a bigliardino...». «State a sentire a me, questo è stato un avvertimento. Allora chiudete la baracca e togliete tutto da mezzo, fermatevi, quando poi si calmano le cose...» si sente nelle conversazioni tra familiari dei possibili bersagli del raid che ragionano su come comportarsi. A Scampia c'è fermento in quei giorni. Da una parte c'è la gente del quartiere che non vive di camorra ma è costretta a convivere con il terrore di finire per errore nel mirino di qualche killer pronto a fare fuoco all'impazzata e dall'altra parte ci sono quelli che hanno figli, mariti, fratelli o amici impiegati nella camorra e che sanno della faida e temono reazioni armate. «La soluzione è solo questa: falli allontanare un po', dì a loro di togliersi proprio da mezzo... fatemi questo piacere». E tutti concordano su un fatto: «Questo ragazzo - dicono di Landieri - è stato preso per scambio... portano anche lo scrupolo».