Il business del pane nelle mani del clan dei Casalesi:
nel mirino l'imprenditore Morico

Il business del pane nelle mani del clan dei Casalesi: nel mirino l'imprenditore Morico
Mercoledì 28 Settembre 2016, 14:24 - Ultimo agg. 14:40
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Il clan dei Casalesi gestiva in regime di monopolio la distribuzione del pane nel Casertano, attraverso le aziende dell'imprenditore Gianni Morico che, nei suoi uffici, emerge dalle indagini, ospitava anche i summit del clan, in particolare quelli della fazione guidata dall'ex boss Michele Zagaria, dopo l'arresto finita nelle mani del suo guardaspalle, Nicola Del Villano, e, soprattutto, di suo cugino, Pasquale Fontana. In un blitz, a cui ha preso parte anche la Polizia Penitenziaria, sono stati sequestrati beni per 18 milioni, riconducibili al clan, e arrestate persone (6 in carcere e 9 ai domiciliari). I finanzieri hanno messo i sigilli a diverse società e attività imprenditoriali che la cosca usava per gestire il monopolio nella gestione della distribuzione del pane e di altri prodotti alimentari nel Casertano. Il guardaspalle del boss, inoltre, «sedava» i conflitti che sorgevano per questioni economiche riguardanti gli investimenti delle varie fazioni nei settori immobiliare e commerciali.

I commercianti del casertano erano costretti ad acquistare il pane del clan dei Casalesi, prodotto dall'imprenditore Gianni Morico, titolare del marchio omonimo e anche di un elegante bar di Santa Maria Capua Vetere (Caserta), che per garantirsi il risultato ricorreva ai «servigi» di Mario Maio, esponente di spicco di un'altra fazione, quella riconducibile a Francesco Schiavone, detto «Sandokan», personaggio facente parte della cosiddetta «manovalanza» della cosca, che si occupava anche di riscuotere il denaro delle estorsioni.
La circostanza emerge dalle indagini che oggi hanno portato all'arresto di nove persone e al sequestro di beni (aziende e società) riconducibili alla fazione Zagaria del Clan dei Casalesi del valore di circa 18 milioni di euro. Il clan imponeva il suo pane ai commercianti di numerosi comuni: Grazzanise, Cancello ed Arnone, Pastorano, Santa Maria Capua Vetere, Sparanise, Teano e Giugliano in Campania. Il cugino del boss Michele Zagaria, Pasquale Fontana (figlio di una sorella del padre del capoclan, ndr), invece, dava indicazioni riguardo gli investimenti da fare. Non solo, a lui spettava anche designare coloro che avrebbero ricoperto il ruolo di prestanome. Morico e Maio si occupavano anche di mettersi d'accordo con le altre fazioni del clan riguardo la ripartizione delle aree di distribuzione dei prodotti da forno e degli utili. Le misure cautelari e il provvedimento di sequestro sono stati emessi dal gip del Tribunale di Napoli su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia partenopea.
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