«Il nostro Tesoro? Non è la mitra ma solo fede, speranza e carità»

«Il nostro Tesoro? Non è la mitra ma solo fede, speranza e carità»
Domenica 1 Maggio 2016, 11:29
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San Gennaro fa il miracolo. L'annuncio viene dato alle 18.43, nella basilica di Santa Chiara, dove le reliquie del patrono sono arrivate, come vuole la tradizione, in processione dal Duomo. Un lungo corteo al quale hanno partecipato centinaia di persone che hanno attraversato il cuore della città antica tra gli applausi della gente e gli sgaurdi incuriositi dei turisti. Santa Chiara è stracolma, difficile se non impossibile raggiungere l'altare dove il vescovo inizia la celebrazione.

«Durante la processione e, ora in questa Basilica, - dice il cardinale nella sua omelia - stiamo incrociando il nostro sguardo con quello del Santo. Sul suo volto vediamo riflessa non solo la nostra fede, ma anche quella dei nostri antenati che si sono sempre rivolti a lui con la confidenza di chi fissa gli occhi negli occhi di una persona amica, di chi aspetta fiducioso e paziente una risposta di coraggio e di consolazione. E San Gennaro ha risposto sempre». Non solo: «Anche e, soprattutto, le ampolle, - prosegue Sepe - ci dicono che il nostro Santo è ancora vivo. Qualcuno guarda per vedere se il sangue si è sciolto, e lo fa forse solo per curiosità. Ma l'evento soprannaturale va al di là di ogni curiosità e pregiudizio».

Un riferimento al miracolo, dunque, a questo evento di grande suggestione che si ripete tre volte l'anno: a settembre nel giorno del santo patrono, nel sabato che precede la prima domenica di maggio (in ricordo della traslazione delle spoglie del santo) e a dicembre. Questa la regola che però, talvolta, prevede qualche eccezione: il 21 marzo, quando papa Francesco, nel corso della sua visita alla diocesi di Napoli, baciò le ampolle, il sangue si sciolse.

Niente di meglio secondo la tradizione: il ripetersi del prodigio viene letto come un segnale di buon auspicio per la città di Napoli e per l'intera Campania. Ma torniamo all'omelia che il cardinale ha letto alla presenza del sindaco, dei deputati e dei rappresentanti istituzionali. Parla del Tesoro, Crescenzio Sepe, «che è qui, su questo altare, davanti ai vostri occhi. Queste reliquie sono state decorate, arricchite di cose belle e di grande valore: oro, argento, diamanti, pietre preziose. Ma non dobbiamo pensare che tutto sia stato fatto semplicemente per creare un'opera d'arte». E tira in ballo la mitra: «Gli orafi - spiega - vollero che fossero solo tre i tipi di pietre preziose: i diamanti, indistruttibili come la fede; gli smeraldi, verdi come la speranza, i rubini, rossi come la carità. Eccolo qui, dunque, il nostro tesoro: fede, speranza e carità».
m. c. a.