Il pane vesuviano come la pizza: «Diventi patrimonio Unesco»

Il pane vesuviano come la pizza: «Diventi patrimonio Unesco»
di Maria Pedata
Venerdì 23 Febbraio 2018, 14:31 - Ultimo agg. 16:30
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Largo ai giovani con un rilancio turistico ed economico attraverso l’arte del pane insegnata in una villa confiscata alla camorra, facendo diventare il lavoro dei panificatori un’eccellenza mondiale come quella dei pizzaioli. Ne hanno parlato in conferenza stampa questa mattina al caffè Gambrinus il consigliere Regionale dei verdi Francesco Emilio Borrelli, con i sindaci di San Sebastiano al Vesuvio e san Giorgio a Cremano, rispettivamente Salvatore Sannino e Giorgio Zinno, poi il primo cittadino  di Massa di Somma Gioacchino Madonna, il presidente Regionale dell’Unipan (Unione panettieri) Mimmo Filosa e l’imprenditore Gino Sorbillo.

Hanno presentato ufficialmente la richiesta di una petizione popolare per portare il riconoscimento del l’arte del  panificatore vesuviano nel mondo Unesco. E’ un pane che si può conservare per otto giorni grazie all’ingrediente di un lievito madre, per il consigliere Borrelli è giusto a questo punto ottenere un riconoscimento,  cosi ha spiegato  alla stampa il progetto che è stato portato avanti già diverso tempo fa: «E’ un’iniziativa che va avanti da mesi. La pratica è stata avviata in questo modo, abbiamo parlato con l’ambasciatore presso Unesco della Regione Campania, il dr. Caruso. E’ possibile avere in tempi rapidi la possibilità di avere l’inserimento della tradizione e dell’arte dei panificatori del vesuviano, perché potrebbe essere lo spinof dell’arte dei pizzaioli. Quando si fa una richiesta del patrimonio Unesco vanno portate le carte, la storia di come si fa l’impasto, il lievito madre, il modo di lavorare la pizza è comune alla lavorazione del pane, poi sfociano due prodotti diversi ma partono dalla stessa casa e questo ci agevola molto nella tutela del patrimonio Unesco».

Oltre alla raccolta di firme per la richiesta di portare il pane partenopeo nell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’istruzione la scienza e la cultura, ci sarà a breve un’altra novità per il rilancio dell’artigianato a partire dai giovani. La Regione Campania con il Comune sta realizzando la Cittadella del Pane in un bene confiscato alla camorra, Villa Vollaro.  Nell’ex fortino dei clan adesso verranno  formati i  ragazzi poi e si estenderà questa tradizione in tutto il mondo. «La richiesta per l’Unesco è un’ottima iniziativa, ci rende orgogliosi perché cosi facendo si mette a frutto un altro punto di eccellenza del nostro territorio» spiega il sindaco di San Sebastiano, Cimmino. Mentre  Filosa dell’Unipan, sulla figura del panificatore sottolinea la sua preoccupazione: «L’arte del panettiere si deve qualificare perché sta morendo, non abbiamo più giovani che vogliono fare questo mestiere, si lavora di notte per fare un pane buono e questa figura  dell’artigiano panettiere va rinnovata, quindi come gli amici pizzaioli abbiamo fatto pure noi questa richiesta dell’Unesco».

Gino Sorbillo dalla sua  ha dichiarato: «L’alleanza con i panificatori c’è sempre stata, con loro ci  lega un filo bianco di farina, è un’arte simile, in effetti i pizzaioli e i panettieri sono cugini di arte bianca». Per il sindaco di Massa di Somma, Madonna questa iniziativa “ha una valenza sociale sul nostro territorio e anche sulla salute perché questo pane è lavorato in maniera tale che si conserva per una settimana». Sulla stessa lunghezza d’onda anche il primo inquilino di San Giorgio, Zinno: «Abbiamo sposato questo progetto e lo portiamo al dI fuori del nostro territorio».
 
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