Il pm Beatrice: «Possiamo vincere
la sfida contro i clan di camorra»

Il pm Beatrice: «Possiamo vincere la sfida contro i clan di camorra»
di Leandro Del Gaudio
Venerdì 27 Gennaio 2017, 08:47
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Tra i toni del procuratore («ci servono cittadini non eroi») e quelli del questore («trovo ripugnante un certo tipo di reticenza»), sceglie decisamente i primi. Ben sapendo che in fondo, sia il procuratore Giovanni Colangelo che il questore Guido Marino dicono la stessa cosa: «Non basta la sola repressione e la risposta giudiziaria non può essere l'unica soluzione dell'emergenza criminalità napoletana. Occorre sentirsi cittadini, come parte di un tutto, gli uni accanto agli altri».

Eccolo il procuratore aggiunto Filippo Beatrice, capo del pool anticamorra (assieme al collega Giuseppe Borrelli), dopo aver coordinato blitz e retate di alto profilo, come gli arresti dei narcos del Pallonetto di Santa Lucia (quelli che usavano figli di otto anni per confezionare le bustine di cocaina), come l'arresto dei presunti killer di due ragazzi estranei alla camorra, colpiti per errore, come Antonio Landieri e Gennaro Cesarano.
Procuratore, Napoli sotto accusa per omertà e reticenza, chiariamo subito un punto: il napoletano è naturalmente omertoso? Siamo reticenti da un punto di vista etnico?
«Assolutamente no. Non c'è nulla di antropologico in certi atteggiamenti, che sono spesso dettati dalla paura di isolamento o di abbandono dopo aver fatto una denuncia. È il motivo per il quale è necessario fare rete, organizzare la risposta civica, sentirsi parte integrante delle istituzioni».
Intanto, però, gli arresti dei presunti killer di Gennaro Cesarano dimostrano che senza la presenza di un pentito (l'ex boss Carlo Lo Russo), la svolta non sarebbe arrivata. Come giudica il comportamento di chi ha taciuto o negato l'evidenza dinanzi alle forze di polizia?
«Sono d'accordo con quanto dichiarato in conferenza stampa dal procuratore Giovanni Colangelo: ci sono momenti in cui non puoi sottrarti al tuo dovere di cittadino, qui nessuno si aspetta atti di eroismo, ma una presa di coscienza di fronte a una pretesa di giustizia che era stata invocata da un'intera comunità. Che senso ha partecipare a cortei e fiaccolate in ricordo di un amico ucciso se poi neghi l'evidenza di fronte alle indagini in corso?».
Qual è il suo giudizio sullo scenario napoletano? A che punto siamo nella lotta alla camorra?
«Sono fiducioso, sono tutt'altro che pessimista. Non mi faccio deprimere dalla scarsa collaborazione che abbiamo riscontrato in alcuni contesti e sono addirittura convinto che, sotto sotto, ci sia una volontà di partecipazione che non è stata ancora manifestata del tutto».
Parla così forse perché in questi giorni il suo ufficio ha messo a segno una serie di colpi ad effetto: arresti, grandi numeri, boss che si sono pentiti, ergastoli e condanne per i killer delle paranze...
«Non è solo una questione di arresti e di condanne, mi creda. La lotta alla camorra investe tutti i settori della nostra comunità e non può essere ridotta solo al calcolo della pena da infliggere a chi viene processato. In linea teorica, abbiamo la possibilità di attivare intercettazioni, di sentire pentiti, ma la partecipazione dei cittadini tutti è doverosa e fondamentale per il nostro lavoro. Le forze di polizia non possono essere lasciate sole, non si può pretendere tutto da una risposta militare o giudiziaria da parte dello Stato».
Eppure, gli arresti alla Duchesca dei presunti estorsori degli immigrati sono la conferma di un fenomeno: nessun napoletano ha denunciato il pizzo sulle bancarelle.
«Questo dato non ci ha fermato però nelle indagini e ci ha spinto comunque ad andare avanti, in attesa di una partecipazione corale al ripristino delle regole».
Come si arriva a una inversione di tendenza?
«Restiamo alla Duchesca o a una qualsiasi zona del centro storico: scuole aperte, laboratori di formazione, possibilità ricettive diverse rispetto a circoletti ricreativi dove si spaccia o si gioca d'azzardo, qualche intervento urbanistico. Se lo Stato, in tutte le sue forme, riesce a mettere in campo una risposta così articolata, saremo a buon punto nella lotta alla camorra».