Il vescovo: «Rifiuti killer, basta
negazionismo in Terra dei fuochi»

Il vescovo: «Rifiuti killer, basta negazionismo in Terra dei fuochi»
di ​Enrico Ferrigno
Mercoledì 21 Giugno 2017, 11:30
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ACERRA. «La gente continua a morire: ora basta con il negazionismo, anche un solo bambino morto di cancro è fuori della norma. Basta con i balletti sulle cifre, chiediamo interventi per fermare questo scempio». È un vescovo ormai spazientito quello che bacchetta scienziati, Regione e Governo in vista del quarto incontro annuale in difesa del Creato che si terrà oggi alle 18,30 nel duomo di Acerra. All'assemblea convocata dal vescovo Antonio Di Donna ci saranno cittadini, amministratori pubblici e comitati ambientalisti, ma anche monsignor Filippo Santoro, arcivescovo di una Taranto devastata dall'inquinamento provocato dall'Ilva e presidente della commissione per i problemi sociali, il lavoro e la salvaguardia del Creato della Cei, la conferenza episcopale italiana. 
«Morti e malattie non sono gossip. Osservando i vari studi viene in mente il gioco delle tre carte, anche se è ormai chiaro che nelle Terra dei fuochi si hanno quantomeno gli stessi effetti negativi delle zone più industrializzate d'Italia e la cosa peggiore che si possa dire ad una persona ammalata di cancro è rimproverarla di esserselo preso per colpa sua e dei suoi stili di vita» tuona monsignor Di Donna citando il direttore del Pascale Tonino Pedicini. Al ministro della Salute Beatrice Lorenzin, che più volte ha indicato negli stili di vita e nelle cattive abitudini alimentari degli oltre 900mila abitanti della Terra dei Fuochi la causa principale dell'incidenza delle malattie tumorali, saranno fischiate non poco le orecchie. Ma anche a quei medici «alleati con i poteri forti piuttosto che con la gente, aiutati in maniera imparziale da alcuni mezzi di comunicazione». Per il prelato non ci sono dubbi: ad Acerra e nei 55 comuni della Terra dei Fuochi ci si ammala e si muore di più di cancro che altrove. E a sostegno della sua tesi cita gli studi dell'Organizzazione mondiale della sanità, ma anche i dati prodotti dal Pascale e il dossier «Sentieri» dell'istituto superiore della Sanità.

Per mettere fine al conflitto nel mondo scientifico che Di Donna chiede al governatore De Luca un'unica cabina di regia che accordi le posizioni e favorisca la partecipazione dei Medici per l'ambiente. «Non è un caso che spesso tra le cause prevalenti del tumore vengano citati alcol, tabacco, scarichi delle auto, aeroporto e persino gli scarichi delle cucine, ma mai per esempio l'inceneritore di Acerra, eppure stiamo parlando di uno degli impianti più grandi d'Europa» sbotta monsignor Di Donna. E via con le cifre drammatiche che narrano di sforamenti record del livello delle polveri sottili presenti in città, ma anche a Casalnuovo e a San Felice a Cancello.

Le centraline dell'Arpac segnalano superamenti delle temibilissime Pm 10 ben oltre i 35 sforamenti consentiti dalle leggi in un anno in appena pochi mesi. Lo smog penetra nei polmoni e comporta l'insorgere di malattie respiratorie, cardiovascolari e di tumori se si è continuamente esposti. «Intanto l'impianto continua a bruciare ancora di più e si fa fatica a mantenere le posizioni attuali e addirittura scongiurare nuovi pericoli. La nostra città è destinata a diventare l'agnello sacrificale di tutta la regione e di uno pseudo piano di smaltimento dei rifiuti bocciato anche dal governo» incalza il vescovo. Sotto accusa ci sono le promesse fatte dal presidente De Luca di un maggior controllo sull'impianto e sui rifiuti inceneriti attraverso la costituzione di un osservatorio aperto a tecnici e comitati ambientalisti, ma mai decollato. «Qui si continua a morire ed essere esposti alle polveri dei rifiuti inceneriti dall'intera Campania, oltre che a vivere in condizioni economiche spesso di povertà», sbotta ancora Di Donna. E gli strali del prelato colpiscono anche le promesse di bonifica: ad Acerra ci sono da 20 anni due discariche grandi come campi da calcio che attendono il risanamento.
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