Inchiesta «Ombre cinesi», divieto
di dimora per il consigliere comunale

Inchiesta «Ombre cinesi», divieto di dimora per il consigliere comunale
di Francesco Gravetti
Martedì 17 Gennaio 2017, 10:18
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Un nuovo colpo di scena nella vicenda giudiziaria che vede coinvolto Giovanni Tomassi, consigliere comunale di Terzigno accusato di aver agito con altri (tra i quali anche due funzionari del Comune vesuviano) per procurare false residenze a cittadini stranieri, in particolare cinesi. La Corte di Cassazione ha disposto per lui il divieto di dimora a Terzigno, rigettando il ricorso dei suoi difensori e accogliendo la tesi del Riesame: in pratica, Tomassi non può più risiedere nella cittadina dove svolge la sua attività politica e amministrativa. La sentenza è arrivata alla fine della scorsa settimana, ma non è stata ancora resa esecutiva: procura di Nola e carabinieri attendono, ora, di ricevere il provvedimento per poi notificarlo all’interessato. Giovanni Tomassi, comunque, resta un uomo libero e, soprattutto, innocente: il 3 febbraio ci sarà la prima udienza del processo che lo riguarda. Il divieto di dimora, tuttavia, potrebbe ora indurre il Prefetto di Napoli ad intervenire, proprio come avvenne quando fu spedito agli arresti domiciliari: in quell’occasione il Prefetto Gerarda Pantalone lo sospese dalla carica di consigliere, constatando l’impossibilità dell’uomo ad essere presente alle sedute.

Prima del pronunciamento della Cassazione, Tomassi aveva l’obbligo di firma in caserma: lo ottenne dal gip del tribunale di Nola quando, pochi giorni dopo il suo arresto avvenuto circa un anno fa, spiegò che era sua intenzione lasciare il consiglio comunale. Il politico, però, non si dimise più e il pm presentò un ricorso al Riesame contro la decisione del gip, chiedendo nuovamente i domiciliari. I giudici del Riesame disposero, allora, il divieto di dimora ma i legali di Tomassi presentarono ricorso in Cassazione. Qualche giorno fa la Corte Suprema si è espressa, rigettando il ricorso dei difensori del politico terzignese e dando ragione al pm. Si chiude, dunque, l’ultimo capitolo riguardante le misure cautelari a carico del consigliere comunale, in attesa dello svolgimento del processo, che segue l’inchiesta che lo scorso mese di marzo portò al fermo, tra arresti domiciliari e obbligo di firma, di otto persone. Condotta dai carabinieri, l’indagine fu denominata “Ombre Cinesi”. Secondo quanto ricostruito dai militari, per ogni abitazione all’anagrafe del Comune di Terzigno venivano certificate decine di residenze, accreditate da falsi verbali di accertamento. Oltre a Tomassi, sono coinvolti anche l’allora responsabile dell’ufficio anagrafe del Comune di Terzigno e un vigile urbane: per loro due, dopo un periodo ai domiciliari, è scattata l’interdizione dai pubblici uffici, che tuttora persiste. 
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