Incidente tra treni della metropolitana a Napoli, s'indaga sul cellulare del macchinista

Incidente tra treni della metropolitana a Napoli, s'indaga sul cellulare del macchinista
di Paolo Barbuto, Leandro Del Gaudio
Lunedì 20 Gennaio 2020, 23:00 - Ultimo agg. 21 Gennaio, 15:51
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Sarà un consulente della Procura, in presenza di tutte le parti potenzialmente interessate, ad aprire quel cellulare. E a salvarne la memoria informatica in remoto, con l’obiettivo dichiarato di mettere in fuga la più scontata delle suggestioni: il macchinista del treno che sette giorni fa si è scontrato con altri due convogli era interamente dedicato alla guida? Per dirla in modo più esplicito: il conducente ha usato il telefono cellulare in quella manciata di minuti, che precedono il crash nella stazione di Piscinola? Ipotesi al momento non suffragata dai fatti, niente più che una suggestione, che ha spinto comunque la Procura - a garanzia dello stesso conducente - ad acquisire il telefonino cellulare dello stesso macchinista, passaggio doveroso fino ad apparire scontato. Una verifica che potrà essere ultimata, solo quando sarà chiara la rosa dei soggetti destinati a finire nel registro degli indagati, nell’ambito di un atto irripetibile, che consentirà comunque a tutte le parti di acquisire i dati emersi dalla memoria informatica e sviluppare eventuali controdeduzioni. E non è tutto. A tenere in piedi la necessità di svolgere verifiche sul cellulare del macchinista, ci sono anche altri tasselli attualmente a disposizione della Procura. Tra questi alcune immagini ricavate dal profilo social del macchinista, che in passato aveva postato dei selfie mentre era in cabina di comando di un treno. 

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LA SICUREZZA
Doverosa a questo punto una premessa. Sotto i riflettori da sette giorni, finisce così la storia personale di Gianluca Caleca, napoletano incensurato e da tutti stimato per la sua professionalità. Non è indagato, bene chiarirlo, ma la sua vicenda umana e professionale viene doverosamente passata al setaccio da parte degli inquirenti. Inchiesta condotta dal pm Michele Caroppoli, sotto il coordinamento del procuratore aggiunto Simona Di Monte, si va comunque oltre un possibile (e ripetiamo: tutt’altro che scontato) errore umano da parte del macchinista. Sotto i riflettori c’è l’intero reparto di sicurezza della metro collinare, secondo una scelta strategica voluta dallo stesso procuratore Gianni Melillo. In sintesi, ammesso pure che qualcuno abbia commesso un errore, non si capisce perché non siano scattati i meccanismi di protezione a tutela di migliaia tra utenti e passeggeri. Chi c’era alla base? Funzionavano i semafori? In che condizioni erano i binari?
 

 

I SELFIE
Quelle immagini postate molto tempo fa all’interno della cabina di guida di un treno della Metropolitana, che al momento vennero salutate con parole di simpatia dai seguaci social del macchinista, adesso assumono un valore differente. In tanti chiedono, oggi, se quelle foto sono state scattate a treno fermo o mentre era in marcia, alcuni arrivano a ipotizzare, senza nessuna certezza ufficiale, che nel riflesso degli occhiali sarebbe riconoscibile il punto preciso in cui quelle immagini sono state scattate e si riuscirebbe, addirittura, a comprendere qual è il percorso compiuto dal treno mentre gli scatti venivano eseguiti: si tratta, lo ribadiamo, solo di parole, voci, suggestioni che non trovano nessuna conferma ufficiale che potrà arrivare solo dopo un’attenta analisi dei periti su richiesta del tribunale. Insomma, quella fotografie, per adesso, non rappresentano nulla se non una persona entusiasta e fiera del proprio lavoro.
 

L’AMMINISTRATORE
A proposito di lavoro, il macchinista coinvolto nell’incidente, Gianluca Caleca, svolge anche l’attività di amministratore di condominio prevalentemente nel comune di Melito.
Non esiste nessuna norma che impedisca a un dipendente dell’Anm di esercitare altre professioni, ovviamente al di fuori dell’orario di lavoro e in ambiti che non siano in contrasto con la mission aziendale. Insomma, Caleca può liberamente esercitare un’altra attività a patto di comunicarlo all’azienda. Ieri l’Anm ha chiarito, ufficialmente, di non aver ricevuto mai nessuna richiesta in tal senso dal macchinista.

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