Incidente mortale ad Acerra, il dramma di Raffaele: «Non ho mai usato droga»

Incidente mortale ad Acerra, il dramma di Raffaele: «Non ho mai usato droga»
di ​Lucia Allocca
Martedì 18 Agosto 2015, 08:19 - Ultimo agg. 08:38
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Casalnuovo. Sarà la chiesa di San Nicola nella frazione di Licignano, a Casalnuovo, ad accogliere questa mattina le salme di Raffaella Ciardiello e Antonella Renga, madre e figlia, decedute nel tragico schianto di ferragosto, ad Acerra. I feretri, provenienti da Napoli, giungeranno in chiesa dove alle 12 il sacerdote don Rocco Lombardo celebrerà il rito funebre. Poi domani, la cremazione e la sepoltura che avverrà con ogni probabilità a Casalgrande, in Emilia, dove la famiglia Iazzetta, emigrata anni fa in cerca di fortuna, viveva da tempo stabilmente.







Una decisione che spetterà ai familiari e soprattutto a Raffaele, marito di Antonella, unico superstite di quel 15 agosto da cancellare. Straziato da un dolore immane, Raffaele non vuole parlare, non ci riesce. Ora la sua attenzione, la sua unica ragione di vita, le sue speranze sono legate alle sue piccole “principesse”, R. e F. di 12 e 7 anni, ricoverate in ospedale, al Santobono, ancora in coma farmacologico. Le loro condizioni erano apparse da subito gravissime. I corpi incastrati tra le lamiere estratti a fatica e posati sull'asfalto macchiato del loro stesso sangue, erano dilaniati, respiravano a fatica I primi soccorsi e la corsa disperata in ospedale. I familiari, non le lasciano mai sole, pregano e sperano che possano risvegliarsi da un momento all’altro.



Il papà Raffaele, è stato al loro fianco in ospedale, crollando poco dopo averle viste immobili in un bianco lettino. Si è sentito male, ed è stato riaccompagnato a casa rintanandosi dalla sorella, a Casalnuovo, lontano da tutti. A casa Iazzetta, nelle palazzine Iacp di via Pigna, dove vive Teresa, la mamma di Raffaele, a cui solo il giorno seguente è stata svelata l’amara realtà, regna il silenzio. La porta, al piano ammezzato è chiusa, le finestre calate come a voler chiudersi al mondo esterno a cui, davvero, non c’è nulla da raccontare. Nel piazzale antistante, un capannello di persone sedute a commentare l’accaduto si stringe improvvisamente intorno ad una figura di un uomo. Il volto rigato dal pianto, gli occhi che esternano dolore, non lasciano dubbi: è Raffaele.



I vicini, chi lo consce da ragazzino, nonostante la lontananza di anni, dopo la decisione nel 2000 di trasferirsi al nord, chiede notizie delle bambine, prova a dargli conforto. Tra le lacrime Raffaele prova a rispondere, ma riesce a dire ben poco. In uno sfogo ad un amico ricostruisce a fatica le fasi di quella tragica mattinata, raccontando dei soccorsi che lui stesso ha prestato per primo. Poi ci tiene a precisare che non ha colpe. Era stanco, sì. Era partito alle 3 del mattino dall’Emilia per trascorrere qualche giorno di ferie, dopo anni di assenza da Casalnuovo dove era venuto l’ultima volta nel 2012 per la morte del papà. Ma non era affatto sotto l’effetto di stupefacenti.



«Non li uso e non li ho mai usati. Ora devo pensare alle mie bambine, poi in merito a ciò e ad eventuali accuse prenderemo i dovuti provvedimenti legali». Sì, perché ora è questo ciò che è emerso e che lo costringono a dover portare anche il peso di una presunta responsabilità. Raffaele dovrà fare i conti anche con eventuali sviluppi giudiziari perché al momento, gli elementi acquisiti dagli inquirenti parlano chiaro. Ad Acerra, al rione Gaudello, in quell'incrocio sulla provinciale, Raffaele non si è fermato allo stop, impattando contro un pesante autoarticolato, forse per distrazione, forse per la stanchezza, forse per l'euforia della giornata in famiglia che li attendeva, o più semplicemente perché annebbiato dai fumi dell'uso di sostanze stupefacenti come rivelato dai test che lo hanno mostrato positivo ai cannabbinoidi.



Oggi, il 46enne è indagato per omicidio colposo, e certamente il prossimo passo delle indagini, condotte dagli agenti del comando di Polizia Municipale di Acerra e coordinate dalla Procura della Repubblica di Nola, sarà un serrato interrogatorio all'unico superstite e testimone dell’ennesima “tragedia di ferragosto”. Una assurda tragedia, un incubo in cui due famiglie sono piombate e dal quale sembra impossibile svegliarsi. Sui social network le bacheche, si affollano di pensieri, di cuoricini, di faccine tristi, di ricordi esperienze condivise. Una sorella di Raffaele scrive: «perdere qualcuno di molto importante è doloroso, ma è ancora più doloroso ritrovarlo avanti ai tuoi occhi già perso».



Una frase che lascia trasparire tutto il dolore e soprattutto l’amarezza del vivere lontano dagli affetti più cari. Raffaele, infatti, la sua famiglia l’ha lasciata nel 2000 qui tra Casalnuovo, ed altri paesi vicini. Si vedevano ogni due o tre anni quando riuscivano a liberarsi dagli impegni lavorativi. Poi immagini, foto, pensieri, emozioni spesso se li scambiavano sui social, dove tutti, R. F., Antonella e Raffaella avevano un profilo per comunicare a distanza e magari ricordare i tempi in cui vivevano uniti potendosi vedere quotidianamente senza chilometri di asfalto a dividerli. E questo avrebbero dovuto fare a Ferragosto.