Carceri, inferno Poggioreale tra maltrattamenti e degrado: due esposti in Procura

Carceri, inferno Poggioreale tra maltrattamenti e degrado: due esposti in Procura
di Giuseppe Crimaldi
Mercoledì 21 Agosto 2019, 22:59 - Ultimo agg. 22 Agosto, 11:59
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È il carcere più sovraffollato d’Italia e d’Europa. Ormai obsoleto, inadeguato (sebbene in alcune parti sia stato recentemente ristrutturato) l’istituto di Poggioreale diventa ogni giorno che passa sempre più un caso nazionale. Un dato su tutti fa capire lo stato di emergenza assoluta nel quale devono convivere detenuti e personale amministrativo e in divisa: ad oggi nella struttura sono sistemati ben 750 reclusi «condannati definitivi»; eppure Poggioreale è destinato ad accogliere soltanto detenuti in attesa di giudizio.
 
Mauro Palma, che è il garante nazionale dei detenuti, alcuni mesi fa venne a visitare l’istituto immergendosi in quell’inferno vissuto quotidianamente da detenuti e agenti penitenziari. Ieri è stato diffusa una sintesi del suo rapporto, che conferma quanto detto in premessa.  «Con i suoi oltre 2000 detenuti - si legge - Poggioreale è l’istituto con il maggior numero di persone ristrette: ai primi di maggio, durante la visita, erano 2.373, su 1.633 posti previsti e una capienza reale di 1.515. Oggi i detenuti sono 2085 su 1.423 posti disponibili; mancano gli spazi comuni per le attività lavorative, culturali o ricreative, le sale per la socialità di reparto. Tutto ciò nonostante la realizzazione di alcuni lavori di ristrutturazione e la programmazione di altri».  Il Garante definisce «disagevoli le condizioni degli ambienti di lavoro, con l’ufficio della matricola, operativo 24 ore al giorno, che si trova in un semi-interrato insalubre, con luce insufficiente e forte umidità. Le stanze di pernottamento delle persone detenute sono estremamente disomogenee. Si va dai cosiddetti “cubicoli” con i servizi igienici a vista, ai cameroni da 14 persone. Particolarmente degradate alcune sezioni, come quella per persone malate o disabili, con letti a castello anche a tre piani». 

Ma c’è di più. L’istituto penitenziario napoletano finisce sotto i riflettori della Procura. Due gli esposti già recapitati all’ufficio inquirente guidato da Giovanni Melillo, uno dei quali porta la firma dei vertici del sindacato Sappe. A firmare il secondo è stato lo stesso Palma: il Garante dei detenuti lo ha presentato in merito a un caso di presunto maltrattamento avvenuto all’interno del carcere napoletano; è il caso di una persona che, a seguito di crisi psichica, è stata sottoposta a sorveglianza a vista e trasferita il giorno della visita del Garante in un altro Istituto per generici motivi disciplinari, «senza consentire al Garante stesso - sostiene Palma - di incontrarla». 
Per tale motivo, prosegue la nota, «una parte della delegazione si è recata all’istituto dove tale persona si trovava e ha constatato direttamente i visibili segni di lesioni che aveva su varie parti del corpo. Tale situazione, sulla quale il Garante ha fatto una serie di approfondimenti, è stata oggetto di un esposto alla Procura della Repubblica di Napoli, presso cui è stato istituito il “Gruppo specializzato intersezionale per i reati commessi in luoghi di custodia o di detenzione” che collabora con il Garante nazionale». Lo stesso Garante nazionale ha assicurato alla Direzione «il suo pieno appoggio a ogni azione tesa a combattere la cultura della violenza, ribadendo la necessità di riaffermare la non tolleranza di episodi di maltrattamento e il pieno impegno alla lotta all’impunità rispetto a tali comportamenti», conclude la nota. Correttezza impone di aggiungere che all’indomani di quella visita e della stesura di una relazione contenente non poche contestazioni sullo stato in cui versa Poggioreale, la stessa direttrice dell’istituto, Maria Luisa Palma, per replicare nel merito alle critiche.

Poi c’è l’altra faccia della medaglia. Perché se, da un lato, i primi a soffrire il dramma causato dalle condizioni invivibili del penitenziario, dall’altro c’è la frustrazione e lo stress accumulati dagli agenti della Polizia penitenziaria. Poggioreale, su questo punto, è argomento che unisce tutte le sigle sindacali di rappresentanza dei «baschi blu». E la loro posizione è sintetizzata dalle parole di Donato Capece, segretario nazionale del Sappe. «Il carcere di Poggioreale - dichiara - ha oggettive difficoltà strutturali che meriterebbero urgenti, ma questo non deve pregiudicare le condizioni di sicurezza e la dignità dei detenuti. Noi svolgiamo quotidianamente il servizio con professionalità, zelo, abnegazione e soprattutto umanità in un contesto assai complicato».
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