Ischia, l'isola dei terremoti
senza mappa del rischio

Ischia, l'isola dei terremoti senza mappa del rischio
di Ciro Cenatiempo
Venerdì 2 Settembre 2016, 11:11 - Ultimo agg. 11:14
4 Minuti di Lettura
Ischia. Se la terra tremasse un po' di più, cosa accadrebbe ai paesaggi ischitani, che alternano una formidabile densità edilizia a pinete e boschi incontaminati e colline friabili? Il 28 luglio 1883, di notte, un sisma di media magnitudo bastò a sbriciolare Casamicciola e buona parte dei villaggi di Forio e Lacco Ameno, facendo 2313 morti. Tra loro, molti turisti. Persero la vita Pasquale Croce e la moglie Luisa: erano i genitori di Benedetto Croce, il filosofo, che aveva allora 17 anni e si salvò per miracolo. Fu estratto dalle macerie dopo due giorni con una gamba e un braccio fratturati. La sorellina Maria di 13 anni non ebbe lo stesso destino fortunato.


Fu il primo terremoto «forte», in termini mediatici, dell'Italia moderna. Osservando la polverizzazione di Amatrice avvenuta nei giorni scorsi, e confrontandola con le eloquenti immagini casamicciolesi dell'epoca, con le casette rurali innalzate con poca malta, tufo poroso, pietrame e massi incoesi poi accartocciati e sbriciolati su sé stessi, si notano affinità impressionanti. Insomma, se di nuovo dovesse «succedere Casamicciola», come diceva Eduardo De Filippo nella mitica commedia «Natale in casa Cupiello», certificando la metafora celebrata dai dizionari e dalla memoria collettiva, quali sarebbero le conseguenze? L'interrogativo è attuale dopo il doppio, lieve sussulto delle 20.11 di mercoledì sera che, preannunciato da un boato profondo, ha scosso il relax estivo non solo a Casamicciola, ma anche sulle colline di Barano, Serrara Fontana, Panza, Lacco Ameno e Forio, fino alla fascia costiera.


Paura e scene di panico, nessun danno. Epicentro a nord, in zona Cretaio; e ipocentro superficiale, a due chilometri, equivalente a una più accentuata percezione. La calma tra la gente era evidente nell'arco di un'ora e mezza dopo. Ma la spensieratezza solo ieri è tornata definitivamente sui volti di residenti e vacanzieri. Pericolo zero. Ma le coincidenze fanno riflettere e l'avvertita sindrome da terremoto si traduce in un vento nuovo, al di là delle polemiche per la mancata realizzazione dei piani di emergenza ed evacuazione su scala ampia, come ha sottolineato ieri anche il consigliere regionale dei Verdi, Francesco Borrelli: è altrettanto fondamentale la necessità di fare chiarezza sulla stabilità dei centri urbani, sulla sicurezza delle case costruite a Ischia. Le cifre? Centotrentamila vani realizzati in trentacinque anni. La cementificazione dell'isola verde è un dato concreto, da record europeo.

Il moloch dell'abusivismo è alle spalle e sostiene si fa per dire - almeno la metà di questa ultratrentennale invasione di mattoni e celloblock. Lo scenario è evidente: per i condoni edilizi del 1985 (legge 47) e del 1994 (legge 724), giacciono ancora ventimila pratiche di sanatoria da esaminare. Se fosse stato applicabile anche il condono del 2003 (legge 326), che invece è stato considerato non ammissibile in quanto l'isola è un'area vincolata, le domande toccherebbero quota trentamila. Forse di più. Intanto, mentre qua e là riappare lo spettro degli abbattimenti per le sentenze penali che sono passate in giudicato, il punto di domanda è univoco: quante di queste abitazioni sono state progettate e costruite con criteri antisismici?

E la risposta, laconica, arriva dal sindaco di Casamicciola, di professione ingegnere, Giovanbattista Castagna. L'altra sera è stato tempestivo: dopo il primo allarme ha costituito una piccola unità di crisi negli uffici comunali, per monitorare minuto per minuto l'evolversi di una situazione relativamente tranquilla, trattandosi di un fenomeno locale, privo di sciame sismico e non collegato alla situazione del Centro Italia. «La risposta non può non essere preoccupante, perché troppe persone hanno costruito in fretta senza rispettare le regole, e in molti non hanno affatto pensato ai criteri migliori per garantire la sicurezza degli edifici. I rischi ci sono, inutile negarlo, non solo a Casamicciola», ammette Castagna, facendosi portavoce di un pensiero da condividere con Francesco Del Deo e Giacomo Pascale, primi cittadini rispettivamente dei Comuni di Forio e Lacco Ameno.


«Per paura di essere denunciati dai vicini, o per evitare di incappare nei sigilli, un numero imprecisato dei cosiddetti «colpi di mano» è stato messo a segno nell'arco di 24-48 ore, lavorando senza tregua e soprattutto di notte», ricordano gli amministratori locali. A Ischia porto, Barano e Serrara l'analisi è identica. Non è semplice dare i numeri: quante saranno le «case pericolose» che poggiano su fondazioni inaffidabili? Spesso sono state tirate su in posti improbabili, ad altissimo rischio idrogeologico, su un territorio che è in gran parte fragilissimo da questo punto di vista: sui terreni scoscesi; o nel cuore di valloni e corsi di lava, a ridosso di falesie. Lo scenario è noto, ma la consapevolezza è scarsa, vicina all'incoscienza anche da queste parti. E non sfuggono, tra gli esempi negativi, alcune strutture ricettive.

Mancanza di scrupoli, speculazione, ignoranza e tanto abusivismo di necessità e urgenza, e poi? Manca una mappa dei luoghi peggiori dove si abita. E da dove potrebbe essere impossibile scappare in caso di calamità. Per chi conosce perfettamente Ischia, come il primo ricercatore dell'Osservatorio vesuviano, il vulcanologo Giuseppe Mastrolorenzo, c'è da stare attenti. «Il terremoto dell'altra sera spiega Mastrolorenzo è localizzato nell'area tipica degli eventi sismici storici ricostruiti dal Cinquecento in poi: è prevalentemente la parte a nord e nordovest dell'isola, nei Comuni di Casamicciola, Lacco Ameno e Forio. Una zona che comprende le faglie attive dell'horst vulcanico-tettonico del Monte Epomeo, che sono pure sismogenetiche, ovvero si muovono e generano terremoti. Accumulano energia e la scaricano all'improvviso in un'area molto ristretta, fatto che può essere disastroso. La magnitudo modesta e la profondità sono anch'esse tipiche: la camera magmatica si trova del resto intorno ai due chilometri.