Un fiume pesantemente inquinato, il Rio Corbore, che potrebbe compromettere la balneazione oltre che l’ecosistema locale. Alla vigilia della nuova stagione turistica Ischia torna a mobilitarsi, preoccupata dei danni ambientali, ma anche di immagine, che derivano dalla mancata soluzione di problemi antichi. Mentre a Sant’Angelo partono i lavori sulle condotte lesionate che da qualche settimana rendono non balneabile il mare, torna l’allarme per le condizioni del torrente in cui finiscono acque nere, nafta, rifiuti solidi – compresi elettrodomestici e sanitari di ceramica – e, secondo alcuni, persino tracce di amianto.
Tutto scritto nella denuncia che si prepara a inoltrare alla procura il “Comitato Rio Corbore”, un coordinamento di associazioni e realtà territoriali tra cui la sezione ischitana di Legambiente e i concessionari di alcuni stabilimenti balneari. Liquami e gasolio, ingombranti e scarichi delle imprese che si trovano vicino l’alveo del fiume «destabilizzano l’area marittima alla foce del Rio - si legge nell’esposto - che risulta invasa, oltre che dagli oggetti scaricati, anche da una densa schiuma bianca e da un odore fetido».
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Il Rio Corbore è il più grande fiume ischitano: nasce nella zona di Monte Tripodi Piedimonte, nel comune di Barano d’Ischia, scorre in parte in superficie e in parte sotto terra; oltrepassata la località Pilastri sfocia sulla costa, dopo aver coperto un’ampia parte del territorio isolano, nella zona di Ischia Ponte. Fino a poco tempo fa era considerato una risorsa per l’agricoltura, con acque cariche di minerali che rendevano fertili i terreni che bagnava. Oggi invece rischia di diventare un pericolo per l’ambiente e le attività turistiche, con i proprietari degli stabilimenti balneari sul piede di guerra in vista dell’estate. I lidi “Paradiso” e “Daitu”, oltre che l’albergo “Parco Aurora”, si trovano lungo il corso finale del fiume e da tempo chiedono alle due amministrazioni interessate, quelle di Barano e di Ischia, di provvedere alla pulizia delle acque che sporcano anche quelle del litorale. «Sarebbero necessari un impianto di depurazione per le acque reflue e multe per chi fa sversamenti illegali», dice Maurizio Buono, l’avvocato che tutela gli interessi del “Comitato Rio Corbore”. Ma depuratori a Ischia non sono mai stati costruiti, e controlli non se ne vedono. «Il Rio Corbore è una vergogna che mortifica l’immagine turistica dell’“Isola Verde” e degli operatori balneari, oltre a mettere a serio rischio la salute pubblica» tuona Gianni Vuoso, giornalista e attivista, tra i promotori della denuncia.
Ma neanche il resto dell’isola naviga, è il caso di dirlo, in buone acque. A Sant’Angelo è di fine aprile il divieto – temporaneo – di balneazione, dopo che i prelievi effettuati dall’Arpac hanno riscontrato la presenza di enterococchi intestinali e escherichia coli in misura superiore ai parametri microbiologici per via di un guasto ad una conduttura; la settimana prossima iniziano i lavori di riparazione e almeno questo danno sarà, presumibilmente, scongiurato.