«Cure anticancro a orari ridotti
ora servono rinforzi» Fotogallery

«Cure anticancro a orari ridotti ora servono rinforzi» Fotogallery
di Maria Pirro
Mercoledì 25 Maggio 2016, 10:58 - Ultimo agg. 19:19
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In poche ore sono stati respinti due malati. A causa dei soliti problemi: carenza di personale, blocco delle assunzioni, record di sos per neoplasie; mentre 55 pazienti hanno ricevuto le cure salvavita. Poi l'istituto tumori di Napoli si è svuotato e le macchine di radioterapia hanno smesso di funzionare: completati i trattamenti, gli operatori sanitari nel primo pomeriggio sono andati via. «Ne mancano otto su sedici: è impossibile tenere accese le apparecchiature senza tecnici, e la lista di attesa è già slittata a Ferragosto, quindi non resta che dirottare una serie di richieste verso altre strutture», dice il primario Paolo Muto, in piedi nel corridoio, dove l'emergenza ha volti e nomi di madri, giovani, amici, familiari, perché questa patologia non risparmia nessuno. Ed è solo un effetto di una situazione così grave da spingere il sub-commissario del Pascale, Gerardo Botti, preso dallo sconforto, a presentare le dimissioni, il 23 maggio. «La burocrazia impedisce di potenziare qualunque attività», ribadisce il medico, tornato a indossare il camice bianco nello stesso istituto.
 
 


Qui i tecnici, ma anche gli infermieri e gli anestesisti sono sotto organico, spesso bastano a coprire appena il turno mattutino e gli interventi sono già ridotti al punto che i professionisti, sottovoce, ai casi più disperati consigliano di informarsi in altri centri per accelerare.Alle 16 non ci sono abbastanza dipendenti per tenere aperta almeno una sala operatoria. «Tra il 2013 e il 2015, le operazioni programmate sono passate da 5182 a 3402», racconta il primario Arturo Cuomo. Le conseguenze sono preoccupati. Secondo l'ultimo monitoraggio, i tempi di attesa per un sospetto tumore (codice C1) sono di 57 giorni per la chirurgia urologica, 59 giorni per un melanoma, 74 per un cancro al colon, 97 giorni per la mammella, 101 per la tiroide. Ma, nello stesso periodo, per queste patologie le nuove diagnosi sono aumentate.

Poco più di un mese fa al Pascale il ministro della salute Beatrice Lorenzin ha incontrato medici e ammalati ed è rimasta colpita dai contrasti, eccellenze e disagi, apparecchiature costose ma utilizzate a scartamento ridotto, perché l'istituto non aveva già abbastanza forze per lavorare a pieno regime mattina e pomeriggio, nonostante sia il principale punto di riferimento oncologico nel Mezzogiorno. «Abbiamo presentato un progetto in Regione finalizzato ad aggirare l'ostacolo del blocco delle assunzioni, coinvolgendo un service per la radioterapia: una spesa di 600 mila euro consentirebbe di risparmiare 2,7 milioni in rimborsi di prestazioni altrimenti richieste spesso fuori dalla Campania. Non abbiamo avuto risposte», spiega Botti. «Ma la vera priorità», incalza, «è aumentare gli interventi chirurgici perché è pericoloso e ingiusto che ci siano pazienti ricoverati in decine di mini-strutture che effettuano appena cinque operazioni all'anno, anziché le 150 previste dagli standard, ad esempio per il cancro a seno. Criticità, queste, peraltro segnalate nel nuovo piano ospedaliero».

Peggio. Da giugno il timore è che le sedute possano diminuire ulteriormente. «Nell'istituto potrebbero restare in funzione quattro sale operatorie delle sette», spiega Cuomo con il responsabile degli infermieri Francesco del Prato, preciso nell'elencare più motivi di crescenti difficoltà: il personale precario deve smaltire tutte le ferie prima della scadenza contrattuale («si tratta di operatori avuti in prestito da altri ospedali, con accordi rinnovati di sei mesi in sei mesi, ma ormai da anni») e perché altri tre addetti vanno via: «Sono la metà dei sei operatori trasferiti da altri reparti meno di un anno fa, e non più idonei al servizio o richiamati dalle strutture di origine».Al quinto piano il dottore Botti attraversa una sala affollata da ammalati. Alcuni sono sulla sedia a rotelle, accanto a mogli e ragazzi con gli occhi lucidi. Una donna, accompagnata in istituto dal figlio, stringe tra le mani un rosario. «Se non fossi stata accolta qui, sarei già morta: dopo due operazioni per un melanoma sono infatti comparse altre lesioni e da un anno e mezzo seguo una terapia sperimentale, l'unica terapia, fortunatamente senza effetti collaterali», sorride con dolcezza Elena Mazzariello, 66 anni.

Nella vicina palazzina, sede della direzione, due bambini riposano mentre le loro mamme fanno visite ed esami. Sulla parete c'è una favola scritta con una calligrafia infantile, accanto a innumerevoli disegni e dediche per Ilenia e Monica, le maestre. Ma anche le educatrici della ludoteca hanno contratti a termine e mille incertezze, una è già rimasta senza stipendio.

Reclutare gli operatori sanitari è forse la cosa più difficile al Pascale. In corsia se ne incrociano decine inquadrati con contratti a progetto o con partita Iva, 1500 euro al mese, meno di quanto riceve uno studente delle scuole di specializzazione in Medicina, «perché l'istituto non può per legge pagare di più per questo tipo di collaborazioni», chiarisce Botti. Tra le figure in camice bianco, ci sono persino volontari. E, sullo sfondo, concorsi bloccati, bandi impugnati, appelli inascoltati. «Ma ora servono rinforzi, perché la cura contro il cancro non può aspettare».