La ferocia di mamma Camorra: «Devono sentire lo stesso dolore»

La ferocia di mamma Camorra: «Devono sentire lo stesso dolore»
di Daniela De Crescenzo
Martedì 10 Maggio 2016, 10:44
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È feroce Mamma Camorra. Feroce, sanguinaria, senza rimorsi e senza pietà. È lei che incita a sparare, è lei che rimprovera gli incerti e i timorosi, è lei che giudica senza concedere appello ai «vigliacchi». Mamma Camorra si chiama Addolorata Spina, ha 45 anni, è nata al rione Sanità, e ha perso il figlio e il marito nel giro di undici mesi. Non per morte naturale, e nemmeno per un incidente. No, glieli hanno uccisi tutti e due, ammazzati come cani. E poi l'hanno buttata in mezzo a una strada, lei e tutti i suoi parenti e amici. Tutti costretti a elemosinare un letto. A tutti sono state bloccate le serrature, divelti gli impianti elettrici, bruciate le porte degli appartamenti. In poche ore hanno dovuto mettere quattro cose in una valigia e via, senza avere nemmeno il tempo di scegliere che so, un vestito, una fotografia, un ricordo dei tempi migliori. No, via, via di corsa a iniziare la vita dei profughi. Proprio come era capitato molti anni prima agli «scacciati» di Palermo, quelli che avevano perso la guerra contro Riina e soci ed ebbero salva la vita solo a patto di espatriare in America.

Ma loro non lo sanno: la criminalità loro non ha storia nè memoria. Una cosa, però, Dora e i suoi la sanno: adesso i maledetti devono pagare. E i maledetti sono i Vastarella, che dalla parte alta del rione, dalle Fontanelle, contendono il potere strada a strada, vicolo a vicolo nella speranza di «mettersi a capotavola in mezzo alla Sanità». Ma la pagheranno, giura Dora, certo che la pagheranno. E, intercettata, spiega al figlio, Antonio Genidoni (nato da una relazione prima del matrimonio con Pietro Esposito) di essere pronta a offrirsi come bersaglio: «Devo scendere prima io avanti... devono vedere me... devono fare una reazione addosso a me e poi devono prendere la battuta addosso... solo così puoi acchiappare a quelli là...».Un piano che va subito in fumo anche perché non si riesce a risolvere il problema principale: trovare un killer pronto all'azione. Genidoni è a Milano agli arresti domiciliari, tutti gli uomini della famiglia sono stati fatti fuori e allora non resta che pagare.

Per Dora la vita di una o due persone dovrebbe costare più o meno cinquemila euro. Ma Antonio non si muove, non risolve il problema e allora, lei gli rimprovera di non darsi sufficientemente da fare per superare un ostacolo che secondo lei è tutt'altro che insormontabile: « Se tu mi metti a me cinquemila euro sulla tavola io te lo faccio!», dice. E poi accusa il figlio di non averci saputo fare, di non aver fatto prosperare a sufficienza gli affari del clan come invece hanno fatto i Vastarella che infatti adesso raccolgono i frutti della loro giusta politica. E parlando disegna un quadro di omertà diffusa, dove tanti pagano e nessuno parla: solo da una pizzeria i rivali si sono presi venti/trentamila euro e perciò adesso «tengono la potenza, tengono i denari e la potenza».