La tragedia di Acerra: Raffaele non aveva la patente

La tragedia di Acerra: Raffaele non aveva la patente
di ​Lucia Allocca
Mercoledì 19 Agosto 2015, 13:34 - Ultimo agg. 13:35
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Casalnuovo. Un nuovo elemento si aggiunge a colorare di giallo una vicenda tanto assurda quanto complessa, che vede coinvolto Raffaele Iazzetta, marito di Antonella Renga e genero di Raffaella Ciardiello, le due donne vittime della strage di ferragosto sulle strade acerrane. Il giorno della terribile tragedia Raffaele, il conducente della Ford Focus trasformatasi in una bara per la moglie e la suocera, non era in possesso della patente di guida che non ha potuto esibire agli agenti della municipale intervenuti sul posto. E dai primi accertamenti del magistrato Giuseppe Visone della Procura di Nola emerge che l’uomo la patente non l’avrebbe mai conseguita. Un dato trascritto nel rapporto inviato alla procura della Repubblica di Nola che coordina le indagini, e che gli è valsa la denuncia per guida senza patente. Un dettaglio di non poco conto che va ad aggravare la posizione giudiziaria di Iazzetta, su cui già pende anche l'accusa di omicidio colposo. Ma ulteriore chiarezza dovrà essere fatta anche su quanto sino ad ora emerso gettando un velo su una persona già annientata dal dolore per la perdita dei cari ed ancora in apprensione per il destino delle figlie, vale a dire l'eventuale uso di sostanze stupefacenti. Il primo test tossicologico infatti è risultato positivo.



Ma Raffaele nega e parla di uso di medicinali, e come lui negano quanti lo conoscevano, sia qui che a Casalgrande. A fare chiarezza per mettere a tacere voci capaci di creare solo ulteriore dolore, un familiare: «Soffre di cefalea cronica ed assume un medicinale che, per sua somma sfortuna, contiene delle molecole di cannabis ad uso terapeutiche. Non ha mai fatto uso di droghe in vita sua». Ieri mattina intanto, strazio e dolore per l'ultimo saluto alle vittime del letale impatto che ha visto coinvolto anche un pesante autoarticolato contro cui, come dalla ricostruzione degli inquirenti, avrebbe impattato Raffaele non fermandosi allo stop di un pericoloso incrocio. Due feretri lignei, arrivati insieme, posati l'uno accanto all'altro dinanzi l'altare della piccola chiesa di San Nicola, nella frazione di Licignano a Casalnuovo. Dentro le spoglie di due donne, Raffaella Ciardiello ed Antonella Renga, madre e figlia a cui la vita ha riservato un beffardo destino. 44 anni fa Raffaella diede la vita ad Antonella mettendola al mondo, lo stesso mondo da cui oggi vanno via insieme, strappate alla vita terrena con prepotenza. Colma, la piccola chiesa, di persone, amici, conoscenti, familiari giunti da più parti d'Italia perché loro, come anche Raffaella, Antonella ed il marito Raffaele, erano emigranti approdati anni fa nell'Emilia in cerca di un lavoro. Accanto alle bare, aggrappati come a non voler lasciare quelle donne, due uomini: il marito di Antonella e il fratello Pasquale. Intorno a loro il resto della famiglia. Una famiglia unita che ora ha bisogno di andare avanti. Ci sono due ragazzine, R. e F., di 12 e 7 anni, le figlie di Antonella e Raffaele che dal giorno di quel tragico incidente sono in ospedale, in coma farmacologico. La loro vita appesa ad un filo. Due ragazzine innocenti a cui un crudele destino ha già tolto tanto. Per loro ora si spera e si prega perché, come recitato dal sacerdote don Antonio durante l'omelia, «non bisogna incolpare il Signore della morte. La morte di un proprio caro è triste, ma ancor di più lo è quando è imprevista. Ma non prendetevela con il Signore.



Lui ha creato la vita e non la morte, ricordiamolo sempre. Andate avanti nella fede, senza mai abbandonare questa famiglia distrutta, quest'uomo (rivolto a Raffaele ndr). Siate vicini a loro e pregate. Preghiamo per loro e soprattutto uniamoci in preghiera per due bambine e chiediamo una grazia speciale». Poi le bare di Antonella e Raffaella sono state portate via, lungo le strade della città raggiungendo le palazzine Iacp di via Pigna, dove vive la mamma di Raffaele. Qui il corteo si è sciolto lasciando spazio ad abbracci e lacrime, e le salme deposte presso la casa funeraria in attesa della cremazione e della successiva sepoltura. Lungo il tragitto, tutta la gioia è stata spezzata nella maniera più assurda e con essa si è spezzata la vita di due donne, madre e figlia a cui ora è rivolta la preghiera di chi è qui, vivo, e chiede a loro, ora tra gli angeli, di salvare due giovanissime vite