Campania, bufera nel mondo delle guide turistiche: «Vogliamo una legge che regolarizzi la professione»

Campania, bufera nel mondo delle guide turistiche: «Vogliamo una legge che regolarizzi la professione»
di Delia Paciello
Venerdì 18 Agosto 2017, 23:08 - Ultimo agg. 19 Agosto, 17:07
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Il turismo cresce esponenzialmente in Campania negli ultimi anni. Napoli registra un boom di visitatori provenienti da ogni parte del mondo, ed anche dal punto di vista occupazionale si aprono nuove frontiere. L’enorme patrimonio storico, artistico e culturale di queste terre rappresenta un’importante risorsa da valorizzare e da cui attingere anche nel futuro. Ma il settore del turismo è ancora tutto da regolamentare: mancano delle leggi nazionali che definiscano in maniera uniforme l’iter per diventare guida turistica, come spiega il presidente dell’associazione Guide Turistiche Campania Pietro Melziade: «La mancanza di una normativa ben precisa ha fatto sì che alcune regioni d’Italia, arbitrariamente, abbiano stabilito nuove prassi per diventare guida turistica».
 
 
In Campania e nelle altre regioni d’Italia ci sono degli esami da superare in cui sono previsti dei quiz di cultura generale e un breve colloquio orale. Molti laureati in storia dell’arte, archeologia, e materie affini che hanno tentato il test raccontano di aver trovato domande del tipo: «Qual è la Miss Italia del 2009?», e di aver perso punti per aver mancato in risposte di questo tipo; sono numerosi coloro che invece lamentano la sporadicità di questi esami. Ma il presidente dell’associazione Guide Turistiche Campania specifica: «Non parliamo del passato, ora in Campania gli esami sono previsti ogni tre anni e in Italia sono quasi 30 mila le guide professioniste abilitate che hanno superato il test. Noi dobbiamo garantire la preparazione di coloro che intraprendono questa professione e bisogna che ci siano delle regole. Vorrei poter lasciare ai miei figli un paese in cui ci siano leggi che vengano rispettate anche per quanto riguarda l’abilitazione alle varie professioni».
 
In Sardegna invece, a differenza di altre regioni, esiste una prassi diversa, che prevede un tirocinio operativo di tre mesi presso associazioni e enti pubblici o privati che erogano servizi turistici e/o culturali con guide professioniste abilitate e iscritte nei registri al termine del quale è prevista una tesi e un esame orale, al quale aggiungere dieci prestazioni in affiancamento ad una guida professionista abilitata, oltre ad alcuni prerequisiti fra cui la laurea in materia umanistica, senza la necessità di dover aspettare l’esame indetto dalla regione come avviene, ad esempio, in Campania ma non solo. Anche su questo interviene Pietro Melziade, che non accetta la mancanza di uniformità dell’iter all’interno della nazione e fa un appello alle istituzioni: «Mi chiedo come sia possibile che la regione Sardegna abbia rilasciato delle abilitazioni in questo modo, attraverso enti pubblici e privati e che stabilisca una prassi diversa senza una legge nazionale di riferimento».
E ora le guide stanno organizzando una marcia su Firenze: «Ci stiamo mobilitando per chiedere al partito di maggioranza una legge nazionale di riferimento che regolarizzi questa professione, affinché le regioni non emanino delibere facilmente attaccabili», conclude il presidente dell’associazione campana.
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