Delfino spiaggiato e morto sulla spiaggia di Licola, polemica sugli esperimenti del Cnr nel golfo

delfino
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di Patrizia Capuano
Mercoledì 10 Febbraio 2016, 22:00 - Ultimo agg. 22:31
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NAPOLI - Un delfino della specie Stenella è stato ritrovato sulla spiaggia di Licola, nel tratto compreso tra il depuratore di Cuma e la foce nord del lago Fusaro. La carcassa, che non presenterebbe ferite, è stata trasferita nell’ Istituto Zooprofilattico Sperimentale per il Mezzogiorno di Portici. Qui sarà sottoposta ad un esame autoptico per stabilire le cause che hanno determinato il decesso del giovane esemplare. Sul posto è intervenuto Alessio Usai, naturalista e commissario dell’Ente Riserve Foce Volturno Costa di Licola e Lago di Falciano. In base ad una prima osservazione e a rilievi biometrici è stato accertato che non ci sarebbero ferite sul corpo della Stenella né segni di impatto. Il ritrovamento del delfino intanto sta alimentando in queste ore le polemiche sulle ricerche sismiche eseguite da una nave oceanografica Cnr nel golfo di Pozzuoli, a quindici chilometri dalla costa. La Minerva Uno, dal 25 gennaio al 10 febbraio, ha eseguito il monitoraggio degli apparati vulcanici sommersi sui fondali dei golfi di Napoli e Pozzuoli.

L’obiettivo di questa campagna di acquisizione di dati geofisici è di ricostruire la batimetria e le strutture geologiche dell'area. Le prime indagini sono effettuate con il Side Scan Sonar, le altre con sismica a riflessione adoperando un airgun, ossia una sorta di compressore ad aria. Ma su questa tecnica di ispezione c’è una diatriba in corso: le associazioni ambientaliste sostengono che possa danneggiare l’ecosistema sottomarino poichè le onde generate da un airgun potrebbero essere rischiose soprattutto per i cetacei. Perplessità sono state espresse anche da Flegrea Bentivegna, già ricercatrice della Stazione zoologica Anton Dohrn di Napoli, di cui Marevivo riporta in una nota un intervento. «Da diversi giorni, attraverso l’utilizzo di una nave oceanografica, il Cnr sta conducendo ricerche sismiche sottomarine a una quindicina di chilometri dalla costa flegrea.

L’impiego dell’airgun, tecnica di ispezione che analizza il sottosuolo dei fondali attraverso aria compressa, può causare numerosi danni (temporanei o permanenti) alle varie specie ittiche – ha affermato la dottoressa Bentivegna - La maggior parte di animali marini avverte tutte le vibrazioni che avvengono nell’acqua ed è sensibile alle variazioni di pressione». « I cetacei hanno l’udito più sviluppato e, quindi, forti esplosioni dovute dalla pressione dell’aria compressa dell’airgun li disorienterebbero o li danneggerebbero fisicamente. Attualmente nel Mediterraneo ci sono specie in via di rarefazione considerate in grave pericolo – conclude la dottoressa Bentivegna - Il golfo di Pozzuoli è frequentato da tartarughe marine ed alcuni cetacei come le balene, i capodogli e i delfini che lo attraversano per raggiungere il Canyon di Cuma a nord dell’isola di Ischia, dove trovano cibo in abbondanza. Vero è che l’airgun provoca danni, ma attualmente non vi sono altre tecniche meno invasive in grado di fornire le stesse informazioni derivanti da questa metodologia d’indagine». L’Istituto Iamc-Cnr dal canto suo precisa che i rilievi svolti a bordo della nave oceanografica Minerva Uno nel golfo di Napoli «sono consistiti in registrazioni di profili sismici a riflessione di routine (con sorgenti di bassa energia acustica) che vengono comunemente e quotidianamente svolte in tutti i mari italiani e che non sono state impegnate o attraversate aree marine protette. È pertanto da escludersi qualsiasi impatto sull’ambiente o sulla fauna marina».