Listopoli a Napoli, accuse di Madonna. Il teste-chiave: «Mola entrò con quelle carte»

Listopoli a Napoli, accuse di Madonna. Il teste-chiave: «Mola entrò con quelle carte»
di Leandro Del Gaudio
Venerdì 15 Settembre 2017, 12:28 - Ultimo agg. 12:32
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Della lista che portava il suo nome, ricorda ben poco, almeno a giudicare dalla trafila di «non so» e «non sapevo» che è in grado di inanellare dinanzi al pm. Lì al terzo piano della Procura - era lo scorso otto febbraio - Valeria Valente ha alzato le spalle, separando il suo ruolo politico di candidata sindaco rispetto a quello organizzativo e amministrativo. Caso Listopoli, mesi dopo lo scandalo degli undici candidati «a loro insaputa» (nomi di ignari cittadini inseriti nella lista civica pro Valente), si conoscono testimonianze e interrogatori resi dai protagonisti di questa vicenda. Non è indagata Valente, parla da testimone (e da potenziale parte offesa) al cospetto del pm Stefania Buda.

Parte da un presupposto, «non era compito mio occuparmi delle liste e preciso che i nominativi dei candidati proposti non venivano sottoposti alla mia attenzione ma a quella del comitato». Poi iniziano i «non so». Al pm ha chiarito di «non conoscere esattamente il numero dei candidati che componevano ciascuna lista»; «di non conoscere il modo in cui i candidati venivano inseriti materialmente nella lista»; di «non essere a conoscenza di chi fosse i presentatore della lista»; di «non conoscere il ruolo di Francesco Morra, uno dei due delegati a presentare la lista». Aveva invece conoscenza diretta e di prima mano a proposito del sostegno economico ricevuto per la sua discesa in campo, come candidata sindaco in quota Pd nel duello contro De Magistris. Ha spiegato la Valente:
«Tutta la rendicontazione del costo della mia campagna elettorale è intorno ai 300mila euro, 100mila euro arrivarono dal Pd».

Inchiesta coordinata dal pool mani pulite sotto il coordinamento dell'aggiunto Alfonso D'Avino, ipotesi di brogli elettorali, la Procura si prepara a chiedere il giudizio a carico di Gennaro Mola, ex capo dello staff elettorale della Valente; del suo braccio destro Renato Vardaro; di Salvatore Madonna (consigliere comunale, intervenuto come autenticatore delle liste), Antonio Borriello, ex leader del Pd in quel di San Giovanni a Teduccio; e Aniello Esposito consigliere comunale certificatore delle liste. Agli atti i verbali di tutti i protagonisti di questa vicenda, grazie al lavoro dei finanzieri della sezione di pg agli ordini del comandante Luigi Del Vecchio. A partire da Salvatore Madonna (difeso dal penalista Carlo Di Casola), che ha duramente perso le distanze rispetto al lavoro dello staff elettorale che aveva in Gennaro Mola il proprio punto di riferimento: «Riconosco solo la mia firma e disconosco tutto il resto. Non riesco a capire come sia possibile che tutti i candidati falsi siano stati a me sottoposti per l'autentica». Poi, quando gli chiedono se avesse provato a contattare Mola, dopo aver appreso dello scandalo Listopoli, Salvatore Madonna se ne esce con una battuta carica di risentimento: «Volutamente non ho contattato Mola avendo avuto paura di una mia incontenibile reazione violenta». Mesi di indagine, nessuno dei soggetti coinvolti è stato comunque in grado di fornire una spiegazione sensata su quella notte della composizione delle liste, tra il sei e il sette maggio del 2016.

Ha spiegato Gennaro Mola (difeso dal penalista Bruno Von Arx): «Il mio unico assillo era mettere nella lista di Valeria quante più persone che potevano avere voti. La lista Napoli Vale ha portato oltre seimila voti». Eppure è sempre su Mola che battono indagati e testimoni di questa storia. Torniamo a Madonna, che ricorda il caos negli uffici del comitato in quella notte, tanto da protestare per quelle sessanta-settanta persone che attendevano l'autentica della firma: «Mola venne nella stanza con i modelli di accettazione che lei mi mostra, già compilati, voltando ciascuna pagina sul tavolo, notai solo che erano compilati». Stesso caos e stessa scena raccontata da Vardaro, ma anche da Francesco Morra, uno dei delegati a presentare la lista Napoli Vale. Cosa dice uno dei testi chiave in questa storia? «Quella notte constatai dei momenti di concitazione in quanto si era raggiunto solo la candidatura di 25/26 candidati». Allarme lanciato da Renato Vardaro e riportato a Gennaro Mola, «poi arrivò nella stanza lo stesso Mola che portò altri moduli di accettazione delle candidature prive del certificato iscrizione alle liste elettorali». La scena madre, su cui ruota il processo.