Lo sport negato a Napoli:
sos delle società, calo tesserati

Lo sport negato a Napoli: sos delle società, calo tesserati
di Davide Cerbone
Sabato 22 Ottobre 2016, 11:01
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Nel catino fatiscente del Vomero il degrado era diventato un alleato. Tanto che i tifosi del Carpisa Napoli Calcio femminile tifosi intonavano: «Al Collana non si passa!». Per forza: domare la palla tra avvallamenti e zolle fuori posto era un'impresa ai limiti dell'impossibile. «Noi ci eravamo abituati: conservammo l'imbattibilità in casa per 26 mesi ed entrammo nella top ten europea di tutti i tempi», ricorda con orgoglio il presidente Italo Palmieri, che pur nella sventura riesce a trovare un motivo per sorridere. «Eppure in cinque anni ci siamo sostituiti al Comune nella manutenzione ordinaria e straordinaria, spendendo 300mila euro: abbiamo rifatto il terreno di gioco e l'illuminazione, abbiamo realizzato un campo di calcetto per evitare che quello di calcio venisse rovinato».

Adesso, però, quel terreno è diventato impraticabile perfino per loro. Così, è cominciata una penosa peregrinazione. «Ci dividiamo su quattro campi: ci alleniamo lì una volta a settimana, per la sola parte atletica. Poi, due volte al Due Palme di Agnano e altre due al San Germano, sempre ad Agnano. Le partite, invece, le giochiamo al Denza di Posillipo». Vagabondaggio. «I costi? 200 euro per 2 ore, e abbiamo un campo decente, con spogliatoi agibili. Al Collana, ridotto in quello stato, ne spendiamo 250. E il 5 ottobre Il Comune ha preteso pure in anticipo il canone mensile di 5mila euro», s'indigna Palmieri. E racconta che con l'erba appassisce anche il vivaio. «Alla scuola calcio avevamo 150 ragazzi e 100 ragazze, ne sono rimasti la metà», sospira avvilito il presidente.

Contro il più inossidabile degli avversari, la malagestione, c'è chi ha perfino deposto le armi. «Eravamo partiti con un progetto di sole giocatrici napoletane, molte venivano anche da quartieri difficili, ma lo scoramento ci ha sottratto ben nove ragazze della prima squadra, tre delle quali nazionali, tutte cresciute in casa. Tre sono andate a giocare fuori, tre hanno deciso di passare al calcetto, altre tre hanno abbandonato il calcio. Abbiamo dovuto ricostruire la squadra andando a prendere ragazze in Sicilia, Francia e Lituania», si rammarica il presidente. Come a dire che dopo la fuga dei cervelli tocca sopportare pure quella dei quadricipiti e dei polpacci. Così, sul terreno spelacchiato del Collana l'unica partita in corso è quella tra Comune e Regione: l'arbitro sarà il Tar, che martedì prossimo si pronuncerà sul ricorso del Comune contro la riconsegna imposta dalla Regione, proprietaria della struttura.

Tra i due contendenti soffrono 6mila praticanti tra amatori e agonisti. Sportivi dai 6 ai 65 anni, costretti a cimentarsi con ostacoli d'ogni sorta. Nella palestra di Sandro Cuomo, ct della nazionale di scherma ma anche presidente dell'Ati che ha vinto il bando regionale per la gestione dello stadio, quando piove raccolgono l'acqua nelle bacinelle. Tanto che il campione olimpico la scorsa settimana ha dovuto spostare il raduno della nazionale a Ischia. «La situazione sta diventando sempre più insostenibile - dice Cuomo - Abbiamo avuto danni alle pedane, si è marcito il legno che sta sotto e tutt'intorno la pavimentazione, completamente consumata, è diventata scivolosa. Per rinnovare la palestra servirebbero 150mila euro, e con l'Ati avevamo messo in bilancio un investimento complessivo di 5 milioni, con i primi 800mila euro da spendere subito per gli interventi di messa in sicurezza - spiega il fondatore del Club schermistico partenopeo - Prima di cominciare qualsiasi intervento, però, occorre che si definisca la questione dell'affidamento». Ma al Collana è tutta l'attività di base, dall'atletica alla ginnastica, dal judo al pattinaggio, ad arrancare. «Temiamo che da un momento all'altro possa toccare anche a noi la sorte del PalaVesuvio e del PalaBarbuto», confessa Cuomo. Se gli spettri si materializzassero, resterebbero fuori la bellezza di 41 società, dalle quali il Comune incassa circa 500mila euro l'anno.
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