Lo stadio Collana riapre
ma lo sport resta fuori

Lo stadio Collana riapre ma lo sport resta fuori
di Maria Elefante
Venerdì 9 Settembre 2016, 21:41
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Lo stadio Collana riapre ma gli atleti non ci sono. Ci sono i gatti che rincorrono i piccioni sul campo di calcio dove la rasatura non ha estirpato le erbacce. Ci sono le crepe nella palestra dell'allenatore della nazionale di scherma Sandro Cuomo, e le transenne attorno al palazzetto dello sport. Dal 14 agosto, giorno della chiusura, è cambiato poco o nulla nell'impianto sportivo del Vomero. Non si è chiarita nemmeno la querelle tra Regione e Comune che rende la situazione del Collana sempre più intricata.

Il bando di gara istituito dalla Regione a suo tempo, per la gestione dello stadio è stato vinto da nove società sportive - riunite in una Ati - che da anni lavorano all'interno del Collana. Le associazioni devono occuparsi dello stadio per i prossimi 16 anni e in questo tempo pagheranno il mutuo richiesto al Credito Sportivo (la banca del Coni) per mettere in sicurezza e ammodernare lo stadio.

Ma la Regione, proprietaria dell'impianto, non può consegnare lo stadio all'Ati, vincitrice del bando perché i 'vecchi inquilini' non vogliono andare via. Si tratta del Comune che non vuole mollare le chiavi dello stadio. I motivi secondo Palazzo San Giacomo sarebbero riconducibili alla gestione dei fondi pubblici che potrebbero arrivare in città per le Universiadi previste per il 2019 e a quanto pare, alla mancata presentazione da parte dell'Ati dello studio di fattibilità che bisognava allegare al bando. Insomma il Comune non molla la presa anzi annuncia la riapertura dello stadio e fa capire che non rinuncerà facilmente al Collana. 

Intanto mentre nelle stanze dei bottoni si continua a litigare gli atleti, ed in particolare le ragazze del Napoli Calcio sono costrette ad emigrare verso altri campetti e se provano a strappare le erbacce cattive dal rettangolo di gioco le radici non vengono via. Esattamente quanto accade in questa querelle infinita tra Comune e Regione, le radici sono talmente profonde che nessuno riesce ad estirparle.

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