Melito, rifiuti, amianto e soldi
sprecati nella piscina mai nata

Melito, rifiuti, amianto e soldi sprecati nella piscina mai nata
di Giovanni Mauriello
Domenica 31 Maggio 2020, 12:02
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Un fiore all'occhiello, vanto per l'area a nord di Napoli. La ricostruzione del dopo terremoto 1980, a Melito, aveva previsto la nascita di una piscina olimpionica, sul cui progetto negli anni vi sono stati adeguamenti programmatici, finanziamenti e numerose delibere. E poi la gara d'appalto per completarla, oltre due milioni d'euro. Lavori assegnati e mai partiti, fino alla revoca. Un sogno rimasto sulla carta, con la struttura quasi ultimata dall'allora Commissariato di governo. Ora è un rudere cadente, circondato da una discarica: muri crollati, vetrate infrante. E intorno quintali di spazzatura. Un orribile scenario, percorrendo via Madrid, una delle strade dedicate alle capitali europee che costellano il rione di edilizia popolare. Il polo sportivo abortito prima di nascere confina con la tenenza dei carabinieri, il Palazzo comunale e l'impianto di sollevamento idrico dell'ex Casmez.

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Un quadrilatero di servizi che nei programmi della Ricostruzione avrebbe dovuto ricompensare il territorio per l'invivibilità causata dai maxi insediamenti del Piano casa: oltre mille alloggi in uno dei più piccoli comuni, per estensione, della provincia napoletana. Le ultime tracce sui progetti della piscina che non ha mai visto una goccia d'acqua risalgono al 2018, quando i due sindaci che in una dozzina d' anni si sono contesi la guida del Municipio riuscirono a recuperare per i capelli quel finanziamento che la Regione aveva da tempo destinato alle attività natatorie napoletane. Anni prima e siamo nel 2013 l'allora responsabile dell'area assetto e sviluppo del territorio con apposita determina stabilì il nuovo quadro economico del progetto, inserendolo nel programma triennale 2011-2013 e poi in quello successivo. Nel 2011 con precedente atto del commissario prefettizio lo stadio del nuoto muoveva altri passi, ricevendo l'anno dopo il parere favorevole del Coni e dell'Asl territoriale, per le rispettive competenze. Su quel progetto fu individuata la figura del tecnico comunale, incaricato di seguire il procedimento. Cancelli rotti e varchi aperti mostrano l'attuale condizione dell'opera edilizia sportiva, sognata da tanti e mai realizzata. L'area esterna è circondata da cumuli di rifiuti, lastre d'amianto, suppellettili abbandonati e incendiati. Di fronte c'è l'isola ecologica comunale con i marciapiedi spesso impraticabili per l'abbandono vandalico dei rifiuti non conferiti nelle piattaforme interne. Avanzando all' interno del capannone, ormai raso al suolo dall'azione di vandali, resistono i pilastri di cemento, pesanti coperture e scalinate scheletriche. Muri abbattuti, pareti interne crollate, giacigli di fortuna immersi nella spazzatura per accogliere senzatetto e tossicodipendenti della zona.
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