Microchip e antenne nella scuola
primo test d'Italia sulle vie di fuga

Microchip e antenne nella scuola primo test d'Italia sulle vie di fuga
di Paolo Barbuto
Martedì 8 Novembre 2016, 09:23 - Ultimo agg. 09:55
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I bimbi ridono emozionati e un po' nervosi: ai lacci delle scarpe portano, legato, uno strano bracciale a forma di orologio e la loro scuola è stata invasa da antenne che sembrano rettangoli grigi. Quando sentiranno la campana che segna l'avvio dell'esercitazione dovranno seguire la maestra ed uscire dalla scuola con calma, ma nel più breve tempo possibile. L'hanno già fatto tante altre volte, però questa è una giornata strana perché intorno alle aule si muovono, indaffarate, persone che verificano strumenti innovativi e corrono spesso al computer. Sono gli esperti dell'Osservatorio Vesuviano che stanno mettendo a punto gli ultimi dettagli di un esperimento che non s'è mai fatto prima in Italia: verificheranno, con sensori e antenne, i movimenti di ogni persona presente nella scuola, scopriranno se l'evacuazione viene eseguita correttamente e, alla fine, consegneranno all'istituto un report nel quale verranno segnalate le buone pratiche ma anche e soprattutto gli errori commessi durante la fuga. Questo esperimento servirà a migliorare le procedure quando (speriamo mai) l'evacuazione diventerà necessaria per via di un terremoto o di un incendio.
 



Si tratta di un progetto europeo nel quale, per l'Italia, è stato coinvolto solo l'Osservatorio Vesuviano: all'iniziativa, seguita con attenzione dal direttore Francesca Bianco, lavorano da mesi Rosella Nave, Fabio Sansivero e Enrico Vertechi, che ieri mattina hanno dato vita al primo esperimento in territorio italiano.
Lo scenario è stato valutato con attenzione: serviva un istituto dalle piccole dimensioni per evitare che il test fosse troppo dispersivo, così la scelta è caduta sulla primaria parificata San Giovanni Battista di via Arenella al Vomero, frequentata quotidianamente da circa 150 bambini. La direttrice, suor Daniela, ha accettato con entusiasmo di partecipare all'innovativo progetto e ieri mattina ne ha seguito ogni dettaglio.

Innanzitutto è stato necessario sistemare lungo i corridoi, sulle scale e davanti alle uscite della scuola, le antenne per rilevare il passaggio; poi ogni bambino ha ricevuto un «tag», un bracciale a forma di orologio dotato di una tecnologia riconoscibile dalle antenne. E un «tag» è stato consegnato anche alle maestre e a tutto il personale della scuola.

Quando il suono della campanella per l'esercitazione ha invaso la scuola, è stato azionato anche il sistema computerizzato, ideato in Grecia e sviluppato anche con il contributo dell'Osservatorio Vesuviano, che ha iniziato a seguire gli spostamenti di tutte le persone presenti nell'istituto. I dati raccolti in tempo reale hanno immediatamente segnalato alcune anomalie; c'è stato, ad esempio un bimbo che ha perduto una scarpa così il suo passaggio attraverso il cancello di uscita non è stato rilevato. Il programma ha immediatamente lanciato l'allarme perché risultava ancora uno studente all'interno dell'istituto. Anche quando Suor Daniela è rientrata per verificare che tutti fossero fuori, il sistema l'ha «riconosciuta» e ha inviato una segnalazione perché l'evacuazione, formalmente, non era stata completamente eseguita visto che qualcuno era rientrato nell'edificio.
Con gran divertimento dei bambini e tanto lavoro da parte degli esperti, il test alla fine si è rivelato un successo. Tutti i dati sono stati raccolti con precisione metodica, e i primi risultati sulla concentrazione dei bimbi in determinate aree e sui tempi di fuga (eccezionalmente rapidissimi) erano già disponibili qualche minuto dopo la conclusione del test. Quando gli alunni sono rientrati nelle aule, i tecnici dell'Osservatorio si sono concentrati proprio sui dati rilevati durante l'esperimento: «Questo progetto nasce con l'intento di contribuire al miglioramento delle procedure di protezione civile», ha spiegato Fabio Sansivero. «In altre nazioni stanno eseguendo esperimenti simili anche all'interno di Ministeri e di altre strutture pubbliche, perché sapere con precisione qual è il percorso migliore per scappare durante un'emergenza può contribuire alla salvezza di vite umane», ha chiarito Rosella Nave.

Ovviamente il progetto è ancora in fase embrionale e solo una lunga serie di test e di verifiche potrà garantirne la continuità. Eppure in un momento così delicato per la nostra nazione, sul fronte delle emergenze che vedono in prima linea la protezione civile, allargare l'iniziativa su scala nazionale potrebbe essere determinante. Per adesso, però, sono alle viste solo altri test sperimentali che serviranno a dare definitive certezze sulla qualità degli strumenti: «Noi mettiamo la nostra esperienza, e le novità tecnologiche che condividiamo con altri Paesi, al servizio della comunità - sorride Sansivero - ed è questo che conta per noi. Per ora ci basta la soddisfazione di aver svolto il primo test del genere in Italia».