«Una situazione oggettivamente insostenibile». Così scrivono Silvia Ricciardi e Vincenzo Morgera, numeri uno della Jonathan onlus, in un'accorata lettera inviata alla ministra della Giustizia Marta Carabia. La società cooperativa Jonathan gestisce due strutture, Jonathan e Oliver, a Scisciano in cui accolgono otto minorenni sottoposti a provvedimento penale. La struttura, così come le altre che si prendono cura dei minori a rischio, dovrebbe ricevere dal centro giustizia minorile della Campania una retta per ogni ragazzo che viene seguito. I soldi dovuti dal centro, però, arrivano con grandissimo ritardo: parliamo di circa 7-8 mesi. «Ritardi insopportabili per piccole organizzazioni come la nostra - si legge nella missiva inviata al ministero -. Tali strutture vengono silenziosamente abbandonate sulla frontiera della presa in carico senza garanzie da parte delle istituzioni. È un po' come se il nostro destino sociale dovesse essere simile a quello dei ragazzi che accogliamo ogni giorno, ossia un destino di esclusione e di fragilità economica e sociale». La situazione che vivono alla Jonathan onlus è simile anche per le altre strutture che accolgono i minori a rischio. A Napoli e provincia sono circa 25 le associazioni che si occupano di ospitare giovani ragazzi che hanno già avuto guai con la giustizia. In molti casi, però, le strutture ospitano anche persone con altri tipi di fragilità, mentre la cooperativa sociale Jonathan si occupa soltanto dei ragazzi sottoposti a procedimento penale. Per questo, per loro, la retta del centro giustizia minorile è fondamentale.
Ma anche molti altri centri soffrono dei ritardi nel ricevere rette e altre forme di sostegno dalle istituzioni. In particolare i soldi che le associazioni dovrebbero arrivare dai Comuni - denuncia più di un'associazione - spesso arrivano anche con maggior lentezza. Un allarme non da poco. «Diverse strutture come le nostre sono sull'orlo della chiusura a causa dei ritardi», spiegano ancora Ricciardi e Morgera nella loro lettera. D'altronde il momento è critico per tutti. L'aumento dei costi dell'energia, della benzina e dei beni di consumo si fa sentire anche per le Onlus. A questo si aggiungono i costi fissi per l'affitto della struttura, la realizzazione delle numerose attività messe in campo per i ragazzi e il pagamento degli stipendi degli operatori. E poi ci sono i debiti accumulati con i fornitori. «Arriveremo al punto che quando arriveranno le rette ci basteranno solo per saldare tutti i conti arretrati», spiega Silvia Ricciardi.