Parco Verde, nuova ondata di indagati: c'è la mamma di Fortuna

Parco Verde, nuova ondata di indagati: c'è la mamma di Fortuna
di Marco Di Caterino
Giovedì 5 Maggio 2016, 08:27 - Ultimo agg. 14:08
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Caivano. Altri colpi di scena nell’inchiesta sull’omicidio di Fortuna Loffredo. Sotto indagine quindici residenti dell’isolato 3, l’edificio delle case popolari Iacp del Parco Verde di Caivano, dove si è consumata la tragedia della piccola “Chicca” e dove è stato scoperta una famelica rete di pedofili nelle cui grinfie sono caduti ben cinque bambini. La prima novità riguarda questa volta l’intero nucleo della famiglia Guardato. Otto componenti, e tra questi la stessa mamma di Fortuna, risultano indagati per incendio doloso. Per i carabinieri della compagnia di Casoria, avrebbero preordinato ed messo in pratica l’attentato incendiario, con il lancio di una bottiglia molotov ( sequestrata dai militari), contro il basso di via Santa Barbara a Caivano, dove Marianna Fabozzi fino a ieri era agli arresti domiciliari dallo scorso mese di novembre, quando fu arrestata insieme al convivente Raimondo Caputo (al momento unico indagato per la morte e gli abusi su Fortuna Loffredo) detto Tito’ per le ripetute violenze sessuali subite dalle figlie della convivente. «Non sappiamo le motivazioni di quest’atto giudiziario» ha commentato Mimma Guardato, che liquida la vicenda con un secco: «Della cosa né se occuperà Gennaro Razzini, uno dei nostri avvocati».

L’attentato incendiario, si verificò un paio d’ore dopo che era stata resa pubblica la notizia dell’arresto di Raimondo Caputo, il “mostro” del parco Verde, responsabile per la Procura di Napoli Nord, diretta dal procuratore capo Francesco Greco, dell’omicidio di Chicca. Il secondo colpo di scena, riguarda la morte dell’altro bambino. Nessuna richiesta ufficiale, motivata è stata presentata in Procura, quella di Napoli, per la esumazione di Antonio Giglio, il figlio di Marianna Fabozzi, precipitato da una finestra dell’abitazione della nonna, al settimo piano dello stesso isolato 3, la sera del ventisette giugno del 2013. Per gli inquirenti, al momento non ci sono elementi tali per un passo del genere. Anche perché oggi a tre anni di distanza dalla morte di un bimbo di appena tre anni, una autopsia, (che è un esame irripetibile) con le condizioni dei resti del bambino, non porterebbe nessun elemento riguardante la scoperta di eventuali tracce biologiche.

Piu complessa la situazione investigativa che vede una quindicina di condomini dell’isolato tre, finiti sotto inchiesta. Tra questi la nonna della supertestimone, che per almeno una decina di volte, (come riportato nelle 122 pagine di quel racconto di un raccapricciante orrore e’ l’ ordinanza) impone alla nipote di dire ai carabinieri e a «quella» (il pm Claudia Maone che con il compianto Federico Bisceglia, morto in un incidente stradale ha condotto la delicata indagine) che la mattina del ventiquattro giugno, Chicca era salita fino al loro appartamento, e che poi era andata via perché le facevano male le scarpette. E che in casa Tito’ «non ci stava proprio». Al vaglio degli inquirenti anche la posizione di Rachele Di Domenica, ex suocera di Mimma Guardato, per una convivenza con il figlio Claudio Luongo, padre dell’ultimo bambino di Domenica Guardato. Questa donna, intercettata mentre parla con Claudio, dice di aver trovato sul terrazzo della morte, la scarpa dei Chicca e di averla gettata via per non “avere fastidi”. 

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