Monumenti e pubblicità
è ancora rivolta a Napoli

Monumenti e pubblicità è ancora rivolta a Napoli
di Valerio Esca
Sabato 15 Ottobre 2016, 10:32 - Ultimo agg. 10:35
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Il progetto Monumentando sembra non trovare pace. Dopo il braccio di ferro istituzionale tra la società titolare dei lavori e la Sovrintendenza (che ha chiesto adeguamenti rispetto agli interventi) e le richieste di chiarimenti dell’Anticorruzione al Comune, a scendere in campo adesso ci pensano comitati e associazioni. Questa mattina appuntamento alle 11,30 alla Rotonda Diaz: qui l’associazione culturale Mario Brancaccio, Cittadinanza Attiva in difesa di Napoli, il Comitato di Portosalvo e l’associazione Progetto Napoli hanno organizzato un evento dimostrativo di protesta denominato «Liberiamo i nostri monumenti».

«Vogliamo sottolineare l’utilizzo improprio dei nostri monumenti – scrivono le associazioni - diventati ostaggio e paravento di una lucrosissima operazione commerciale a favore di un privato, che genera infiniti cantieri per restauri inadeguati. Si invitano i cittadini tutti a condividere le ragioni di protesta che vogliono tutelare i nostri tesori artistici». Il coordinamento delle associazioni si scaglia dunque contro «le modalità» del progetto, che prevede il restauro di 27 monumenti cittadini.

Un’accusa alla quale la società Uno Outdoor risponde per le rime: «Questa è una rimostranza che rivolgono a tutti non solo a noi – dice Giuliano Annigliato amministratore della società che si occupa dei restauri - Se credono che le opere siano inadeguate vuole dire tirare in ballo il Comune, i tecnici che ci hanno lavorato e anche la Soprintendenza». Annigliato poi rilancia: «Tutti i lavori sono supervisionati dalla Sovrintendenza, questo è ovvio. Più che altro dovrebbero dirci grazie perché abbiamo liberato i monumenti dopo anni dall’incuria e dall’abbandono». Le associazioni puntano però il dito sugli introiti che la Uno Outdoor ottiene dagli sponsor che pubblicizzano i cantieri dei diversi restauri. Ogni monumento è abbracciato da uno sposor, che versa alla società una cifra, in base ai tempi di permanenza del cantiere ed alla grandezza della pubblicità. Tanto da definirla «lucrosissima operazione commerciale».

Annigliato non ci sta e risponde: «Ma lucrosissima di cosa? Devono dire grazie a Dio che ci sia qualche privato disposto a investire e a restituire alla città manufatti abbandonati da oltre 20 anni.
Perché le associazioni non si preoccupano di proteggere i monumenti che abbiamo restituito. Andassero al Carmine a verificare quello che è successo dopo la nostra restaurazione. L’opera è stata già imbrattata. La loro insurrezione la facessero pure, ma mi chiedo rispetto a cosa?».
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