Motorizzazione a Napoli, carri funebri
«fantasma»: undici indagati

Motorizzazione a Napoli, carri funebri «fantasma»: undici indagati
di Leandro Del Gaudio
Martedì 25 Aprile 2017, 15:59
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Bastava un clic al computer, seduti lì al terminale della Motorizzazione civile di Napoli, per revisionare, omologare, reimmatricolare. Bastavano pochi minuti per trasformare una vettura ordinaria in un carro funebre, magari in uno splendido «tiro a otto», senza passare attraverso un iter burocratico fatto di versamenti postali, ma anche di test e verifiche dal vivo. Eccolo l'ultimo atto d'accusa mosso dalla Procura di Napoli nei confronti del palazzo di via Argine: falso ideologico e accesso abusivo al sistema informatico protetto, accuse che vengono mosse a dipendenti e funzionari degli uffici che garantiscono possibilità di circolazione per centinaia di migliaia di veicoli.

Inchiesta coordinata dal pm Graziella Arlomede, sotto il coordinamento del procuratore aggiunto Alfonso D'Avino, tornano i riflettori della Procura di Napoli sulla Motorizzazione civile. Pochi giorni fa, era toccato al pm Stefania Buda notificare avvisi di garanzia a carico di un funzionario ritenuto responsabile di aver effettuato finti collaudi, in uno scenario che abbraccia oltre centoventi pratiche fasulle. Ma andiamo con ordine, torniamo alle indagini sulle auto che dal giorno alla notte si trasformano in una vettura «adibita al trasporto di cavalli» (in almeno un caso finito agli atti) o in più moderni carri funebri a quattro ruote.

Undici indagati, la Procura si appresta a chiedere il rinvio a giudizio a carico di Mario Panunzio e Alfredo Simonte, entrambi dipendenti della Motorizzazione: vengono indicati come titolari del badge con il quale sarebbero state apportate delle modifiche al sistema informatico della Motorizzazione civile, in modo da ottenere la reimmatricolazione di vetture da usare per cerimonie funebri.

Difesi dai penalisti Luigi Sena e Pierfrancesco Moio, Panunzio e Simonte hanno ora il diritto di chiedere un interrogatorio o di depositare memorie difensive, per dimostrare la correttezza della propria condotta. Avrebbero garantito collaudi e carte di circolazione apparentemente puliti, regolari, anche se in assenza di un reale test sul veicolo. Tutto sarebbe avvenuto per via informatica, in uno scenario investigativo che ha poi coinvolto anche altri soggetti, tra intermediari e presunti faccendieri, fino ad arrivare ai titolari di agenzie automobilistiche e ai proprietari dei veicoli che di volta in volta avrebbero beneficiato del lavoro di squadra.

Una vicenda in cui ci sarebbe stato anche un tentativo di dribblare le indagini o di veicolare altrove l'attenzione dei pm. Stando alla lettura degli atti, infatti, in questi mesi sarebbero arrivate anche delle denunce di accesso abusivo sulle proprie postazioni telematiche, «contrariamente a quanto realmente avvenuto», scrivono i pm.
Undici imputati, difesi - tra gli altri - anche dagli avvocati Paolo Cacciapuoti, Gabriele Esposito, Enrico Fiore, Massimiliano Paniz, che ora dovranno affrontare un probabile processo dinanzi a una sezione del Tribunale di Napoli.

E non è tutto. Resta alta l'attenzione nel filone dei finti collaudi, delle pratiche virtuali costruite a tavolino grazie a una manina in grado di cambiare la storia di un'auto, di un camion o autocarro. Anche in questi casi, l'obiettivo è capire quanti interessi ci sono nel palazzo di via Argine, tra accessi abusivi e auto che diventano carri funebri con un semplice clic al computer.