Napoletani scomparsi in Messico: spariscono altri 2 poliziotti indagati

Napoletani scomparsi in Messico: spariscono altri 2 poliziotti indagati
di Giuseppe Crimaldi
Venerdì 23 Febbraio 2018, 22:56 - Ultimo agg. 28 Febbraio, 11:36
4 Minuti di Lettura

Due indagini e nessuna certezza. A 24 giorni dalla scomparsa dei tre napoletani in Messico ci sono solo due elementi certi: la sparizione e il sospetto di inconfessabili rapporti tra ambienti della polizia locale di Jalisco con una banda criminale che imperversa in quella stessa regione.
E dire che giovedì pareva si fosse giunti quasi ad un punto importante di svolta nel caso: la notizia di tre agenti della «Policia municipal» di Tecalitlan (cittadina non lontana dal luogo in cui risiedevano i connazionali scomparsi il 31 gennaio) finiti in manette per sospetti riconducibili alla scomparsa dei napoletani sembrava aver finalmente illuminato quel cono d’ombra sul quale si addensavano tanti sospetti. I tre venditori ambulanti delle «Case Nuove» sarebbero stati «ceduti» ad un gruppo di criminali da agenti infedeli messicani: a prendere in consegna gli italiani sarebbero stati i banditi della gang «Nueva generacion de Jalisco», temibilissimo cartello che nella regione sud-occidentale del Messico imperversa seminando lutti, sangue e terrore tra la popolazione locale. 
Ma dal Messico, anziché spiragli di luce, arrivano qui in Italia soltanto banchi di nebbia. Tre inchieste, nessun risultato. Nonostante vi sia un’indagine delle autorità diplomatiche italiane, un’inchiesta della magistratura federale e per di più un fascicolo aperto dalla Procura di Roma, si continua a brancolare nel buio. Al punto che nemmeno la magistratura inquirente capitolina - contattata dal Mattino ieri sera - è stata in grado di confermare la circostanza dei tre poliziotti finiti in cella con l’accusa di complicità nella vicenda della scomparsa dei napoletani. 
Dal Messico, invece, arrivano ulteriori notizie su Raffaele Russo, il 60enne sparito per primo. Ma sono elementi che non aiutano a capire ed anzi - a dirla tutta - pare vogliano concentrare sul napoletano un quadro di sospetti che nulla aggiungono alla gravità dei fatti. Ed ecco quello che emerge dalle autorità inquirenti del paese centroamericano: «Uno dei tre italiani scomparsi alla fine di gennaio - fa sapere l’Ufficio del procuratore di Jalisco, Fausto Martinez - avrebbe utilizzato un’identità falsa, facendosi passare per cittadino messicano». Si tratterebbe proprio di Raffaele Russo: il quale risulta registrato - a sostenerlo è sempre la magistratura messicana - con un falso nome in alcuni hotel sotto il nome di Carlos Lopez.
Nessuna notizia, invece, del numero uno della polizia locale di Tecalitlan, sul quale pure si addensano non pochi sospetti di complicità nella vicenda. Ma c’è di più.

 

Come riferisce un organo d’informazione locale sempre bene informato - «Televisa News» - non solo i tre agenti fermati «saranno consegnati a un giudice», ma all’appello, tra le fila dei poliziotti che il 31 gennaio erano in servizio mentre ad un distributore di benzina venivano intercettati e prelevati Antonio Russo e suo cugino Vincenzo Cimmino, non si troverebbero più. «Il caposquadra Hugo Martínez Muñiz e due comandanti - rilancia il sito messicano - rimangono latitanti». Nelle ultime ore le ricerche dei napoletani sono state estese anche ad altre zone del centro Messico: impegnando anche squadre speciali e unità cinofile.
A complicare tutto ci si mette ora lo stesso sindaco di Tecalitlan. Il primo cittadino, Víctor Díaz Contreras, continua a rassicurare tutti dicendo che «Tecalitlan è città sicura, che quanto accaduto è solo un episodio isolato», spingendosi poi ad affermare anche che «gli stranieri (leggi, i napoletani, ndr) di qui passavano solo, facevano rifornimento di benzina e poi sparivano...». Strano atteggiamento, il suo: il presidente della Municipalità di Tecalitlan - che pure si era speso nei primi giorni di ricerche ad auspicare la verità su questa incredibile vicenda - ieri è arrivato a mettere addirittura in dubbio la circostanza che il figlio e il nipote di Raffaele Russo si siano trovati, al momento in cui venivano bloccati da alcuni poliziotti, in quel luogo.
Mai smentita, invece, un’altra notizia che meglio di tanti altri particolari finora sussurrati riesce a dare di ciò che è il Messico, nazione tuttora divorata dal cancro della corruzione pubblica e dalla infedeltà di molti corpi delle forze dell’ordine.

E cioè che ben 33 poliziotti che il 31 gennaio scorso prestavano servizio nella zona di Tecalitlan sono stati condotti a Città del Messico per essere interrogati dalla magistratura federale. Sullo sfondo, insomma, rimane l’atroce sospetto che i nostri connazionali siano finiti nelle mani di efferati criminali i quali li avrebbero sequestrati. Da fonti investigative messicane si fa filtrare poi anche un’altra voce - l’ennesima - che però non trova conferme ufficiali. A poche ore dalla scomparsa dei napoletani qualcuno si sarebbe messo in contatto con uno dei figli di Raffaele Russo, chiedendo un riscatto di 100mila euro. Circostanza smentita al nostro giornale dagli stessi figli del 60enne.

© RIPRODUZIONE RISERVATA