Un aperitivo sociale fra arte e cultura
nel centro storico di Napoli

Un aperitivo sociale fra arte e cultura nel centro storico di Napoli
di Delia Paciello
Mercoledì 22 Marzo 2017, 23:01 - Ultimo agg. 23:08
3 Minuti di Lettura

I napoletani rinascono dalle proprie ceneri, come la fenice. Perché è nell’indole di questo popolo cadere e rialzarsi con orgoglio, portando luce proprio lì dove a volte brutti episodi gettano fango. E così nel Rione Sanità di Napoli nascono nuove idee: l’aperitivo sociale, ad esempio. Un’iniziativa di spessore culturale e antropologico aperta a tutti per rivalutare l’intero quartiere.
 


L’idea nasce da un giovane ragazzo della zona, Francesco Sepe. Dopo i suoi viaggi all’estero Francesco decide di tornare alle proprie radici e non demordere, non abbandonare la sua terra. Così rientra in Italia per portare avanti l’attività di famiglia tramandata da generazioni, ma ancor di più per far crescere nel suo quartiere la consapevolezza della cultura e dell’identità viva in quei posti ricchi di storia e di colore; ricchezza troppo spesso dimenticata e sottovalutata.

Nasce in questo modo un aperitivo sociale alla portata di tutti: con poco più di un euro nell’Antica Cantina Sepe si può bere un buon calice di vino paesano e assaggiare la tipica cucina casereccia di mamma Giovanna. Tutto in famiglia, ma rigorosamente accompagnato da arte e cultura: sono tanti infatti gli artisti che si esibiscono per l’occasione, trasformando il momento di incontro gioviale in uno scambio di opinioni e di espressività, fra giovani e non solo. Ormai sta diventando un appuntamento fisso il giovedì nel Borgo dei Vergini, dove studenti, professionisti ma anche disoccupati, giovani madri e persino bambini cominciano ad arrivare da tutta la città. Il passaparola funziona.
 
 

 «Ho chiamato questo aperitivo dalla funzione sociale “AperiSepe”, nome nato dalla fusione di una nuova usanza, quella dell’aperitivo, con la tradizione della famiglia che da quattro gestisce quest’attività», racconta Francesco. «Inizialmente - aggiunge - la mia idea sembrava un utopia, ma io ci ho creduto. E così il 6 Aprile festeggiamo un anno di “battaglia”. Uso questa parola perchè c’è chi lotta con le armi, io lotto con le mie idee e un buon calice di vino per lasciare un messaggio a chiunque passi per i vicoli del mio quartiere, e soprattutto ai giovani come me che si perdono davanti alle difficoltà. Bisogna diventare eroi di se stessi e portare avanti i propri sogni, anche quelli che sembrano impossibili».

«È stata dura coinvolgere i miei genitori in questo progetto, ma alla fine mi hanno sostenuto  e devo ringraziare mio padre Antonio, mia madre Giovanna ed il mio collaboratore Salvatore. Avere un attività oggi implica coraggio, non solo per le forti tassazioni alle quali siamo soggetti, ma, specie nel mio quartiere, per le tante difficoltà che però, per fortuna, ultimamente la municipalità e il Comune cercano di risolvere.
Ci vorrebbe una medaglia al valore per i commercianti che la mattina si svegliano e cercano di andare avanti con i mille problemi che ci sono oggi. È per tutto questo che sono ancor più orgoglioso del successo che sta riscuotendo AperiSepe», conclude Francesco. E così fra musica dal vivo, mostre fotografiche, pittura ed un bicchiere di vino ogni settimana, per una sera, il Borgo dei Vergini si illumina.

© RIPRODUZIONE RISERVATA