Napoli, ucciso a bastonate per la pistola: arrestati i carnefici del vigilantes

Napoli, ucciso a bastonate per la pistola: arrestati i carnefici del vigilantes
di Giuseppe Crimaldi
Domenica 18 Marzo 2018, 11:50
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Lo hanno azzannato come i lupi fanno con gli agnelli. In branco. L'icona tragica che scolpisce il sacrificio di Francesco Della Corte (nel riquadro) che a 51 anni si guadagnava il pane vestendo una divisa da guardia giurata e presidiando l'ingresso della metropolitana di Piscinola-Scampia, da solo anche nel cuore di notti agitate come lo sono quelle della periferia selvaggia di Napoli - è quella descritta dal questore di Napoli. Dagli abissi di quell'universo giovanile deviato e violento l'indagine che ha portato al fermo dei presunti assassini del vigilante massacrato a colpi di bastone la notte del 3 marzo scorso emerge l'ultima pagina nera che descrive fin dove possa arrivare la crudeltà di tre adolescenti. Ragazzini che alle tre di notte misero a segno un piano che ricorda da vicino le scene di Arancia Meccanica.
 

Volevano rubare la pistola alla guardia particolare della «Security service» che - sotto una pioggia leggera - aveva appena terminato il giro di ricognizione lungo il perimetro della stazione terminale del metrò collinare. L'avrebbero rivenduta per 500 euro. Ma alla fine nemmeno riuscirono a mettere a segno il colpo: e in una furia collettiva, devastante, colpirono la vittima con due mazze di legno, i piedi di un tavolo abbandonati in strada. Fendenti inferti con una forza tale da provocare danni irreversibili al cervello: dopo 13 giorni di agonia la vita di Della Corte - sposato e padre di figli - si è spenta in un letto dell'ospedale Cardarelli.
 
La ricostruzione. È notte fonda. Gli orologi degli impianti di videosorveglianza della stazione segnano le 3 della notte quando le sagome di tre ragazzi in felpa, tutti incappucciati, sbucano dall'ombra e si accaniscono sulla guardia giurata. Lo sorprendono alle spalle, e iniziano a colpirlo alla testa. Sono loro «i lupi», come li definisce il questore De Iesu. Il «capobranco» ha 17 anni, i suoi complici sono 16enni. Il più grande, si scoprirà poi, ha appena spento il secondo spinello di marijuana fumato prima di scatenare la follia. Crollato sotto i colpi di bastone, della Corte cerca in un ultimo istinto di proteggere l'arma - la pistola d'ordinanza - che tiene nascosta sotto la giacca. I tre balordi frugano ma non la trovano. A quel punto rubano una borsa che l'agente ha nell'auto: solo quando si accorgono che contiene solo un panino gettano l'involucro - assieme alle mazze di legno - in un contenitore per il vetro a poco più di cento metri dal luogo della mattanza.

Quando sul posto arrivano le Volanti del commissariato «Scampia», guidato da Giovanni Bruno Mandato, il 51enne rantola. Ma si tiene la mano sul petto: laddove ha nascosto e protetto quella maledetta pistola.

Le immagini. È partendo dai fotogrammi ripresi da una decina di telecamere presenti sul posto che iniziano le indagini. Difficili: perché quelle immagini appaiono sfocate e non in grado di rivelare i contorni dei volti degli aggressori. E dunque, a imprimere una svolta all'inchiesta coordinata dalla Procura per i minori (pm Ettore La Ragione) sarà la più classica delle indagini: quella fatta dagli «sbirri di strada»; agenti coordinati dall'ispettore Stabile, un poliziotto di razza che sguinzaglia i suoi migliori uomini lungo i tragitti di un quartiere complesso qual è Scampia, dove però le soffiate non mancano. Il cerchio si stringe sui sospettati anche grazie a un'intuizione investigativa: uno dei tre «lupi» cammina caracollando con un'evidente menomazione al braccio destro.

Gli interrogatori. La svolta matura due giorni fa. I tre ragazzi vengono convocati al commissariato. In presenza dei genitori e dei rispettivi avvocati ammettono, uno dopo l'altro, le proprie responsabilità. Nessuno di loro è pregiudicato (se si esclude - per uno di essi - una segnalazione per violenza sessuale quando aveva addirittura solo 12 anni). Non appartengono a famiglie legate alla criminalità organizzata. Non andavano a scuola da anni. Non lavoravano. Ma alle tred ella notte, forse, nemmeno avevano qualcuno che, in famiglia, si preoccupasse veramente di ciò che facevano. Un quadro di degrado sociale e morale devastante. Il papà di uno dei fermati, di fronte alla confessione del figlio scoppia in lacrime: «E adesso, adesso come faccio senza di te?»

Le «regole d'ingaggio». Ma questa tragedia spinge anche ad ulteriori riflessioni. Il questore di Napoli fa sapere che mercoledì, al prossimo comitato per l'ordine pubblico in Prefettura, proporrà di rivedere il piano di videosorveglianza nelle aree in cui gli impianti appaiono obsoleti o mal sistemati. Non solo. È sua intenzione convocare tutti i responsabili delle agenzie di sicurezza privata per rilanciare un progetto del Viminale - «Mille occhi sulla città» - teso a valorizzare i ruolo dei vigilantes, preziosi uomini che ogni giorno e notte scrutano e conoscono (nel bene e nel male) i territori cittadini. Alla riunione sono stati invitati anche i vertici dell'Eav per ripianificare la sicurezza lungo le arterie del trasporto pubblico. Non a caso, di recente, molti episodi legati a violenze e bullismo si sono verificati proprio nei pressi delle stazioni della metropolitana.

Le accuse. I tre minori sono ancora in una cella di sicurezza del centro di prima accoglienza del tribunale dei minori dei Colli Aminei. In attesa dell'udienza di convalida che si terrà domani. Sono accusati di omicidio volontario aggravato dai futili motivi e di tentata rapina. Lupi ormai in gabbia.
 
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