Assenteisti al Loreto Mare, il giallo delle password non usate per le verifiche

Assenteisti al Loreto Mare, il giallo delle password non usate per le verifiche
di Leandro Del Gaudio
Lunedì 27 Febbraio 2017, 19:35 - Ultimo agg. 28 Febbraio, 08:39
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Avevano le password ma non le hanno usate. O non le hanno usate nei confronti di alcune persone, magari convinti della correttezza della loro condotta. Una sorta di «giallo» quello delle password messe a disposizione della dirigenza amministrativa per verificare le condotte dei cosiddetti controllori, quelli dell’ufficio «prass» (presenze e assenze) a loro volta chiamati a controllare l’ingresso, la permanenza e l’uscita dall’azienda dei circa ottocento dipendenti del Loreto mare. Inchiesta sui professionisti del cartellino, c’è un livello di responsabilità su cui hanno indagato in questi mesi. Ed è quello dei vertici dell’ospedale, a partire da una domanda: possibile che un esercito di assenteisti ha potuto dormire sonni tranquilli per oltre tre anni? Possibile che, nonostante lo scoop di Striscia la notizia (parliamo di almeno tre anni fa), non sono scattati meccanismi di protezione interni all’azienda ospedaliera? 
 


Password
È il filone delle indagini su cui sono al lavoro gli inquirenti, a partire dalla storia delle password e dal flop dei controlli: si tratta di un livello di indagine esplorato solo in parte e che punta a verificare in quali occasioni e con quale tempistica sono state fatte delle verifiche sul ruolo dei controllori. Ma c’è dell’altro, almeno a leggere le misure di arresti domiciliari notificati a 55 tra professionisti e dipendenti del nosocomio, ma anche gli 89 avvisi di chiusa inchiesta a carico di altrettanti indagati. C’è un capitolo a parte che riguarda i rapporti con la politica. Un capitolo che emerge dalle intercettazioni tra il medico Tommaso (Tommy) Ricozzi e un altro interlocutore, che fa emergere contatti con il mondo politico e con alcuni gangli della Regione destinati ad essere approfonditi. Una vicenda che va raccontata a partire da una premessa. La storia di Tommaso Ricozzi ha fatto il giro dei media, in relazione alla partita di tennis che il medico del Loreto avrebbe disputato quando risultava essere in servizio. Una vicenda nella quale è lo stesso medico a chiedere chiarezza, dicendosi estraneo all’ipotesi di truffa e pronto a dimostrare la correttezza della propria condotta nel corso delle indagini. Stesso garantismo viene adottato da parte di questo giornale nei confronti delle altre figure professionali coinvolte nella storia dell’assenteismo. Eppure in questa vicenda la politica non è estranea. 

Politica
Anzi: l’inchiesta punta proprio a verificare possibili contatti tra mondo politico e alcuni esponenti del Loreto, a loro volta bollati per il doppio ruolo di dirigenti pubblici e imprenditori privati. E il riferimento cade ancora su Ricozzi, che «cercava di mettersi in contatto con l’Asl Napoli 1/centro per far percepire quanto prima al suo centro diagnostico (l’Augusto, che è intestato alla moglie, ndr) i previsti rimborsi del sistema sanitario nazionale. In tale ottica, per garantirsi il successo dei suoi tentativi e accorciare i tempi di attesa, scavalcando altri centri accreditati, contattava esponenti della politica napoletana affinché intercedessero per lui presso il direttore dell’Asl Napoli uno, vale a dire il dottor Ernesto Esposito (che risulta estraneo alle indagini, ndr)». Anche in questo caso le verifiche sono obbligatorie. Qual è il target? A studiare un certo iter amministrativo, possibile che ora l’attenzione si concentri sulla commissione sanità della Regione e su alcuni uffici regionali deputati proprio all’erogazione dei rimborsi previsti per i centri convenzionati. Questioni di peso politico, di pressioni esercitate da parte di professionisti a metà strada tra gli apparati della pubblica amministrazione e i centri clinici privati. 

Commissione
Inchiesta coordinata dal pm Ida Frongillo, sotto il coordinamento dell’aggiunto Alfonso D’Avino, facile immaginare uno scatto in avanti proprio in queste ore.
Vanno avanti gli interrogatori di garanzia, dopo gli arresti firmati dal gip Pietro Carola, c’è esigenza di mettere a fuoco tutta la catena di comando interna al Loreto mare. Ed è questo il punto che spinge a guardare in alto, a puntare sul livello amministrativo, a partire dalla storia delle password: da chi erano usati i codici di accesso ai sistemi di controllo? C’era un sistema di verifiche interne, in grado di disciplinare il ruolo del «prass»? Insomma, chi controllava i controllori?

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