Attivista gay ucciso, in un diario la verità di Ciro: «Mi hanno istigato a farlo. E chiedo scusa alla mamma di Vincenzo»

Attivista gay ucciso, in un diario la verità di Ciro: «Mi hanno istigato a farlo. E chiedo scusa alla mamma di Vincenzo»
di Mary Liguori
Venerdì 11 Agosto 2017, 10:30 - Ultimo agg. 18:04
4 Minuti di Lettura

La verità che tutti cercano, quella che anche il vescovo di Aversa gli ha chiesto di rivelare attraverso un accorato appello, potrebbe stare nelle decine di pagine scritte a penna da Ciro Guarente in queste settimane di carcere. Il diario dell'assassino, pagina dopo pagina, la «sua» versione dei fatti. Righe di fitta grafia che sta mettendo insieme come in un processo catartico, una di presa d'atto di tutto ciò che ha architettato e messo in opera la notte tra il 7 e l'8 luglio quando ha eliminato quello che, secondo lui, era il suo «rivale» in amore, il ragazzo, più giovane, più bello e, soprattutto, più amico di Heven Grimaldi, la trans sua fidanzata da sette anni.

Scrive di un istigatore morale, Ciro, di qualcuno che emotivamente lo avrebbe spinto, con i suoi comportamenti, a uccidere Vincenzo Ruggiero, il 25enne attivista dell'Arcigay e commesso di Carpisa sparito ai primi di luglio e ritrovato, a pezzi, venti giorni dopo. Qualcuno avrebbe piantato in lui il «seme dell'odio», quell'odio che ha covato per mesi e poi è esploso in due colpi di pistola al cuore della vittima e nel tentativo di far sparire il cadavere del ragazzo massacrandolo e sotterrandolo sotto un massetto di cemento, rifiuti e acido muriatico, in un garage a Ponticelli. La gelosia, quella che lo avrebbe spinto a commettere il delitto, gli sarebbe stata procurata, dunque, da terze persone. Non una sua ossessione, ma una condizione motivata dai comportamenti di altri, e da ciò che altri gli raccontavano. 
 

 

Non è questo l'unico sfogo che Guarente affida al carteggio. Ciro non scrive solo di un istigatore morale, ma anche di qualcuno che lo avrebbe aiutato concretamente nella fase successiva l'omicidio. Dal momento in cui è andato via da Aversa, dalla casa di Heven, con il corpo di Vincenzo chiuso dentro un sacco per la spazzatura, qualcuno lo ha aiutato. Un complice, dunque, un aspetto sul quale la procura lavora da subito, ma rispetto al quale, al momento, non ci sono sviluppi.

L'ex militare della Marina, dunque, chiama in causa altre persone, parla di qualcuno che lo avrebbe aiutato a disfarsi del corpo di Vincenzo. La gelosia cieca della prima fase di quella notte assurda avrebbe dunque lasciato il passo a una lucida pianificazione. Un tentativo estremo di coprire tutte le tracce di ciò che aveva facendo sparire finanche il cadavere della sua vittima. Ma da solo non ce la faceva, Guarente. A stento è riuscito a trascinare quel sacco e caricarlo in macchina, come rivelano i video acquisiti dai carabinieri. Una fisicità che lo penalizza, lui che a stento arriva al metro e sessanta, ha chiesto una mano per coprire il guaio. Vincenzo era alto quasi un metro e 90. Murare quel corpo senza che nessuno se ne accorgesse sembra di fatti impossibile, peraltro in un posto popoloso come quello in cui si trova il garage degli orrori. Per questo Ciro avrebbe chiesto aiuto e un complice l'avrebbe anche trovato. Qualcuno che lo ha aiutato a fare a pezzi il cadavere e sotterrarlo sotto un massetto di cemento a presa rapida. 
 

Spiega, Ciro, tutto questo, ma scrive anche dei suoi sentimenti. I sentimenti per la madre della sua vittima, quella donna alla quale ha tolto un figlio. Scuse, perdono, dispiacere. Ma al momento Ciro non parla con i magistrati e non rivela dove ha messo l'arma del delitto, dove ha nascosto la testa che ancora manca per ricomporre la salma di Vincenzo. 

Proprio per questo, le indagini non si sono mai fermate.
Ieri i carabinieri hanno eseguito altre perquisizioni, anche a Ponticelli dove, nell'appartamento in cui viveva l'ex marinaio hanno sequestrato una cassetta degli attrezzi. Utensili che Ciro usava per il suo hobby, ristrutturare sedie e mobili, in parte forse compatibili con ciò che, secondo il medico legale, potrebbe avere usato per distruggere il corpo della vittima. Saranno le comparazioni a dirlo. Intanto, in carcere, Ciro scrive, ma continua a tacere. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA