Circostanza che, fa sapere con una nota ufficiale la Romeo Gestioni, ha determinato «una decisione netta»: «Chiedere la risoluzione del contratto, con citazione presso il Tribunale di Napoli, per sopraggiunti, gravi motivi di impossibilità di adempimento. Decisione obbligata di tutela, per evitare il paradosso assurdo che il rispetto del contratto di lavoro e della legge vigente in materia si prefiguri a ulteriore nostro danno come una reiterazione dei reati contestati». Sarebbe, questo, «un precedente gravissimo» per un'azienda che opera con 138 commesse su tutto il territorio nazionale dando lavoro a circa 20mila persone: accuse del genere, infatti, potrebbero determinare un notevole danno d'immagine con rischi enormi per una società che opera prevalentemente con committenza pubblica.
È proprio rispetto all'ipotesi di reato formulata dalla Dda che la Romeo Gestioni esprime «amarezza e stupore», ribadendo «stima e fiducia» al proprio dirigente e affidandosi «ancora una volta all'equilibrio della magistratura»: «Siamo a dir poco disorientati - si legge ancora nella nota dell'azienda - per l'andamento delle indagini preliminari, perché possiamo ampiamente dimostrare tutte le attività di allarme, di denunce e di bonifica giuslavoristica delle maestranze, effettuate da Romeo Gestioni dal momento del subentro alle ditte che precedentemente erogavano il servizio (rispetto alle quali si è garantito un risparmio di 20 milioni in 5 anni)». La società ricorda infatti che «per legge e per contratto le ditte che subentrano ad altre sono obbligate ad assumere tutto il personale preesistente. Personale che non si può licenziare, se non per giusta causa dopo lunghe procedure di garanzia, e che dev'essere assorbito de facto».
Ma nei due anni di gestione dell'appalto Romeo Gestioni sostiene di aver «avviato, da subito, una progressiva e costante azione di rigoroso controllo dell'operatività del personale, che ha prodotto 7 esposti alla Procura, 2 note documentate alla Prefettura e all'Anticorruzione nonché 400 provvedimenti di contestazioni che hanno riguardato circa 200 dipendenti.
A nessuno dei suddetti atti - si rileva - ha fatto riscontro alcuna attività di prevenzione o di tutela da parte delle autorità competenti e delle forze dell'ordine». Da qui la provocazione: «In queste condizioni è impossibile proseguire ogni attività e forse bisognerebbe accettare l'idea che solo l'Esercito o le forze dell'ordine potrebbero garantire il servizio a cui necessariamente rinunciamo». Di fronte alla presa di posizione della Romeo Gestioni, la direzione del Cardarelli si affida alla prudenza: «Non ho notizie che tale richiesta sia stata notificata all'azienda ospedaliera - spiega il manager Ciro Verdoliva - a valle della notifica gli uffici competenti approfondiranno e attiveranno i procedimenti necessari».