«Case a pregiudicati, per noi vale
il casellario giudiziale»

«Case a pregiudicati, per noi vale il casellario giudiziale»
di Daniela De Crescenzo
Lunedì 27 Marzo 2017, 08:36 - Ultimo agg. 13:56
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«L'Iacp, quando istruisce le pratiche di sanatoria e invia le pratiche alla Commissione assegnazione alloggi, chiede sempre il casellario giudiziale delle famiglie. E la commissione respinge la regolarizzazione dei nuclei dove ci sono persone coinvolte in vicende di camorra»: Rosa Poeta, dirigente dell'ufficio legale dell'Istituto case popolari, è netta e decisa. La linea che l'Istituto case popolari sostiene è chiara e non ammette alcuna deroga. L'ente pubblico ha recentemente completato i nuovi edifici di edilizia popolare in via Camillo De Meis, a Ponticelli.  Le case sono state destinate agli abitanti del rione De Gaspari, un gruppo di fabbricati che, come le Vele di Scampia, dovranno essere abbattuti. In quel caso, però, contrariamente a quanto accaduto nelle Vele, non sono stati trasferiti i nuclei familiari al cui interno si trovavano persone con sentenze per reati associativi. Una scelta, quella fatta per l'area Nord dal Comune di Napoli, che ha provocato numerosissime polemiche. L'amministrazione ha sostenuto che le norme non lasciano alternative. Ma non tutti gli enti si sono regolati nello stesso modo.

Avvocato Poeta, la legge permette di evitare assegnazioni ai camorristi?

«La legge 18 del 1997 sul punto non è precisa anche perché penso che all'epoca il legislatore non avesse il preciso polso della situazione e della reale penetrazione di mafia e camorra nei rioni di edilizia popolare. La norma fornì delle indicazioni ma non precisò il tipo di reato e le circostanze che determinano l'esclusione dalla sanatoria e quindi dalle assegnazioni. È piuttosto generica, ma va interpretrata».

Ed allora come se ne esce?

«Negli anni si sono accumulate conoscenze ed esperienze che hanno fatto sì che le Commissioni assegnazioni alloggi, che sono l'organo deputato a decidere, nei vari incontri e nei diversi verbali abbiano dato indicazioni, a volte generiche a volte precise e verbalizzate, spiegando quali dovessero essere le modalità di assegnazione delle case popolari. Una di queste è proprio l'esclusione delle persone coinvolte nelle associazioni camorristiche (articolo 416 bis) che hanno sconvolto le nostre terre. Fondamentalmente abbiamo capito che i rioni di edilizia popolare sono stati utilizzati dai clan per incrementare il loro potere e abbiamo deciso di opporci».


Questa indicazioni non sono però mai diventate legge.

«Non è esatto. Le norme della successiva sanatoria, quella del 2013, sono molto più precise e prevedono l'esclusione per tutti i reati associativi. Ma in ogni caso lo sviluppo della criminalità e le conseguenti scelte della commissione hanno fatto sí che l'Istituto case popolari si muovesse in base alle attuali opportunità e necessità».

Concretamente cosa fate?

«Chiediamo il casellario giudiziale dell'intero nucleo familiare. E lo facciamo non solo in caso di assegnazioni, ma anche in quelli di voltura. Altrimenti non avrebbe senso. La casa infatti va a tutta la famiglia. Alle volture, poi, prestiamo particolare attenzione perché è stato questo lo strumento utilizzato dai malavitosi per far entrare nelle case persone a loro vicine».

In questi anni ci sono stati momenti di tensione?

«Da quando, dal marzo 2014, sono responsabile dell'area legale e gestione alloggi non ho mai avuto grandi problemi, anche perché le assegnazione vengono poi fatte dalla Commissione presieduta da un ex magistrato».

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