Cacciato di casa a 18 anni perché gay, la verità della mamma: «Via perché violento»

Cacciato di casa a 18 anni perché gay, la verità della mamma: «Via perché violento»
di Daniela De Crescenzo
Sabato 7 Ottobre 2017, 09:52 - Ultimo agg. 16:38
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«I problemi con mio figlio non sono certo originati dal suo orientamento sessuale. Io non ho assolutamente niente contro i gay, ce ne sono tanti anche tra i miei amici, figuriamoci se potevo cacciare di casa Francesco per un motivo del genere»: Angela è indignata. Indignata e arrabbiata per le notizie circolate sui media: «Hanno scritto tante sciocchezze. Mi hanno accusato di aver allontanato mio figlio di casa perché è omosessuale, ma io con il mio avvocato sto preparando una memoria nella quale illustrerò i fatti con i luoghi e le date precise».

Ma Francesco è deciso e racconta tutta un'altra verità: «Quelle che lei racconta sono tutte scuse, sta solo tentando di uscire pulita da questa vicenda. Èandata via di casa quando io avevo sedici anni ed è tornata appena ne ho compiuto diciotto. A quel punto mi ha cacciato dicendo che ero un cattivo esempio per la mia sorellina di dieci anni».
 

La casa contesa, quella che lei avrebbe negato al figlio, è un'abitazione alla periferia di Casoria, costruita con i fondi stanziati per il terremoto dell'80. Un'abitazione come tante in un rione popolare. Dopo la bufera scatenata dai social e la sentenza del magistrato che la obbliga a versargli gli alimenti anche se lui è ormai maggiorenne, la donna è andata a consultarsi con i legali, ma la sorella la raggiunge al cellulare e lei, dopo molte insistenze, accetta di dare la sua versione dei fatti. «Credetemi, non è stata la sessualità di mio figlio a creare problemi. Le difficoltà sono state originate da episodi di violenza. Sono stata costretta, in passato, a rivolgermi anche ai carabinieri. L'intera vicenda è stata strumentalizzata e mal raccontata, ma per fortuna la sentenza della magistratura rimette le cose a posto, basta leggere l'ordinanza per capire come sono andate le cose».

E il sindaco di Casoria, Pasquale Fuccio, che per mesi ha seguito il caso, conferma che sulla famiglia c'è un corposo fascicolo negli uffici degli assistenti sociali.

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