Difeso dal penalista Luigi Ferrazzano, il nigeriano ieri ha fatto la sua comparsa dinanzi al giudice Pietro Carola. Ha risposto ad alcune domande, fornendo parziali ammissioni per quanto riguarda la dinamica dell'episodio avvenuto venerdì mattina, mentre per quanto riguarda le motivazioni del gesto è logico pensare che saranno le indagini a fare chiarezza. Dalle poche parole messe agli atti, è stata confermata comunque la gravità di una scena che ha colpito non poco i testimoni presenti sul luogo: dopo aver picchiato l'agente di polizia privata e dopo averlo disarmato, il 24enne nigeriano ha provato a sparare, ha premuto il grilletto.
E lo ha fatto quando la vittima dell'aggressione era in ginocchio, ferito dai pugni incassati; ha inoltre provato a sparare anche in un secondo momento, quando sono sopraggiunti i poliziotti del Vasto, che poi lo hanno disarmato. L'arma fortunatamente per tutti non aveva il colpo in canna, ed aveva una sicura che il nigeriano non ha saputo disinnescare. L'ultima battuta ha infine riguardato il suo status di rifugiato: «Non ho chiesto asilo politico, sono qui solo per motivi familiari», ha detto Gory Esefo.
l.d.g.