De Jesu: «Contro di noi c'era una strategia
nel corteo ultrà e gente da fuori»

De Jesu: «Contro di noi c'era una strategia nel corteo ultrà e gente da fuori»
di Giuseppe Crimaldi
Martedì 14 Marzo 2017, 08:33
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«Sabato scorso contro di noi è stata pianificata una vera e propria strategia del terrore. Un attacco studiato a tavolino. Se oggi decido di parlare è perché credo sia giusto dare dignità e riconoscimento a 26 tra agenti e militari rimasti feriti negli scontri scatenati da una minoranza violenta, infiltratasi nel contesto di un corteo pacifico, al quale andava riconosciuto il diritto di manifestare: ho ancora negli occhi il volto tumefatto di un carabiniere colpito in faccia da un petardo». A quarantott'ore dalla folle guerriglia scatenata da frange violente di manifestanti nel quartiere di Fuorigrotta Antonio De Jesu rompe gli indugi e decide di dire la sua. Poliziotto di razza, l'attuale questore di Napoli siede al vertice degli uffici di via Medina da soli tredici giorni ma già ha dovuto confrontarsi con la prova del fuoco di una piazza ribollente di rabbia.

Nal suo studio, al secondo piano della Questura, campeggia una bella statua in cartongesso di San Francesco d'Assisi: «Mi accompagna dal 1996, da quando ero all'Ufficio delle Volanti qui a Napoli. La trovammo abbandonata per strada, a Secondigliano, e la Curia ce l'affidò. Diciamo che mi ha portato bene..».
Dal sacro al profano.

Questore, ricapitoliamo. Alla luce delle indagini in corso sui fatti accaduti all'esterno della Mostra d'Oltremare, che cosa è successo?

«Una minoranza consistente di manifestanti - almeno cento, centocinquanta persone - hanno attaccato le forze dell'ordine. Il primo raid si è verificato all'altezza del commissariato della Polizia di Stato di Fuorigrotta, dove sono state lanciate almeno cinque, sei bombe carta. E lì abbiamo compreso che alla testa del corteo si erano messi i violenti».

Lei sabato era in Questura?

«Ho seguito gli eventi dalla sala operativa della Questura. Il corteo si è mosso da piazza Sannazaro pacificamente fino al viale Augusto, percorrendo il tunnel da Mergellina. A metà del viale Augusto alla testa del corteo c'è chi ha cominciato a indossare cappucci, passamontagna e maschere, prendendo la prima linea. A quel punto ci siamo resi conto che la situazione avrebbe potuto degenerare».

Che cosa prevedeva il piano della Questura?

«Il preavviso indicava chiaramente ai manifestanti che il corteo si fermasse all'altezza del viale Kennedy. Voglio essere chiaro: alla Mostra d'Oltremare non avevamo innalzato nessuna zona rossa, ma semplicimente un punto di buonsenso».

E poi che cosa è successo?

«Dalle 4000 persone che sfilavano pacificamente si è sfilata una minoranza composta dai violenti che hanno iniziato ad attaccare le forze dell'ordine. Prima con bombe carta. Una pioggia di ordigni lanciati contro le divise. Purtroppo l'anima violenta è riuscita ad avere la meglio sui pacifici manifestanti». Da chi era composta questa linea violenta? «Abbiamo indagini in corso, ma posso dire che tra i facinorosi c'erano anche soggetti venuti da fuori Napoli e segmenti dell'estremismo violento degli ultrà. Persone che fanno della violenza la loro filosofia e il loro stile di vita: e che hanno messo a repentaglio la vita di agenti, carabinieri e finanzieri».

Poi le violenze sono proseguite lungo i giardinetti di piazzale Tecchio e viale Giulio Cesare.

«È così. E nel corso degli scontri 26 tra carabinieri e poliziotti sono rimasti feriti. Consentitemi di esprimere ancora una volta tutta la mia solidarietà a questi uomini dello Stato che facevano solo il loro dovere».

Su Internet circola un video postato da «Insurgencia» dal quale si vedono i blindati e i mezzi della polizia attaccare centinaia di persone. Proprio in viale Augusto.

«Quelle immagini si riferiscono al momento finale degli scontri, e vanno contestualizzate se si vuole avere una visione veritiera e realistica di ciò che è successo. In quelle fasi i nostri uomini stavano respingendo la testa del corteo, composta dai violenti. Idranti e lacrimogeni sono stati usati solo per evitare cariche e feriti. Sfido chiunque a dimostrare il contrario, a trovare un solo manganello levato sui manifestanti. Il nostro unico obiettivo era quello di garantire sia la libertà di una manifestazione politica, quella di Matteo Salvini, sia quella di chi voleva sfilare pacificamente per dire no a quella convention. E mi faccia aggiungere anche un'altra cosa».

Prego.

«Se non avessimo assunto questa strategia, oggi staremmo a parlare di ben altro. E il bilancio della giornata sarebbe stato ancora più pesante e drammatico. Per questo continuerò a insistere e a dire che oggi va attribuita voce e dignità a quegli 11 poliziotti e 15 militari dell'Arma finiti in ospedale solo per aver fatto il proprio lavoro. Vittime della follia di un gruppo di violenti».

Esisteva una regìa dietro agli scontri?

«Gli scontri sono stati preordinati. Ma su questo sono in corso indagini e non voglio entrare nel merito».

Le indagini, appunto. Qual è il punto che possiamo fare?

«Ricapitoliamo. Il corteo partito da piazza Sannazaro era composto da una stragrande maggioranza di uomini e donne che manifestavano pacificamente. In maniera colorita, ma senza mai commettere alcunché di illecito. Superata la galleria e imboccato il viale Augusto è successo qualcosa, ed è lì - oltre la metà della strada e in prossimità degli uffici del commissariato San Paolo - c'è chi ha preso la testa del gruppo e sono comparse le maschere, i cappucci, le aste. Poi gli ordigni. Tanti».

Su quale materiale state lavorando?

«Innanzitutto sulle immagini. Che andranno visionate, fotogramma per fotogramma. Un lavoro complesso e delicato che richiederà non poco tempo».

A chi sono affidate le investigazioni?

«Abbiamo al lavoro un gruppo, una task force composta dalla Polizia Scientifica e dalla Digos. E questo per noi è un punto di orgoglio: perché da sabato, ininterrottamente, stanno lavorando le migliori eccellenze della Questura di Napoli. Si tratta di comparare le immagini cosiddette preventive con quelle relative alla fase degli scontri. Ma ci vorrà del tempo».

Quanto?

«Non so dirlo. Ma serviranno giorni, e forse settimane prima di poter consegnare alla magistratura tutte le informative».

Questore, ieri si sono celebrate le udienze di convalida per i due arrestati in flagranza di reato. Uno dei soggetti era incensurato, l'altro aveva pregiudizi specifici per reati contro l'ordine pubblico. Entrambi sono stati scarcerati.

«Rispettiamo le decisioni della magistratura, e d'altronde per entrambi gli avvocati avevano chiesto i termini a difesa».

Ma nei confronti di chi viene individuato e ritenuto responsabile magari di aver lanciato ordigni o armi improprie contro le forze dell'ordine non sarebbe opportuno magari ipotizzare il Daspo?

«No.
Il Daspo è un provvedimento che si limita esclusivamente ai cosiddetti reati da stadio. Non lo si può applicare ad altre fenomenologie criminali. Tuttavia credo che la proposta di estendere questo tipo di provvedimenti anche ad altre situazioni possa diventare oggetto di futura esplorazione».

 
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